Ultime battute del festival della letteratura mediterranea, questi gli appuntamenti di sabato 22 settembre:
- Ore 10.30 Aula magna Istituto Marrone
Antonio Menna presenta “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” agli alunni degli Istituti superiori di Lucera. Modera Pino Bruno.
L’otto ottobre 2011 Antonio Menna pubblicava sul suo blog un articolo - “Se Steve fosse nato in provincia di Napoli” - in cui provava ad immaginare le sorti di due giovani e geniali informatici dei Quartieri Spagnoli con una grande idea da brevettare. Nel giro di pochi giorni l’articolo colleziona più di 400.000 condivisioni sui social network e, ad oggi, ben 916 commenti, tanto da incoraggiare l’autore a trarne un romanzo: Se Steve Jobs fosse nato a Napoli (Sperling & Kupfer, 2012). Un caso letterario che nasce da un blog, dalla rete. A partire dalla sua esperienza proveremo a ragionare con l’autore di come e se l’infinito potenziale di diffusione della scrittura e delle idee che Internet offre “faccia bene” alla Letteratura. Siamo tutti scrittori? In che modo la tecnologia ha “liberato” la parola?
Antonio Menna, giornalista professionista ha collaborato con Il Mattino, Liberazione, Il Manifesto. Ha pubblicato, tra gli altri titoli, Ti lascio perché non mi ami più (Cento Autori, 2007), Cocaina & Cioccolato (Cicorivolta, 2007), Baciami molto (Cicorivolta, 2009) e L’indice di felicità applicato alla politica. Costruire la speranza (Edizioni Momenti-Ribera, 2012).
Pino Bruno è giornalista e autore di libri di divulgazione digitale. Tra i titoli pubblicati: Le parole della Rete (Mondadori Informatica, 2001), Il cittadino digitale (Mondadori Informatica, 2002), Dolce Stil Web (Sperling&Kupfer, 2009). Iscritto all’UGIS, l’Unione dei giornalisti scientifici italiani, dal 1995 al 2010 è stato consigliere regionale e nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Nel suo blog personale - pinobruno.globalist.it - si occupa di tecnologia, scienza e cultura digitale..
- Ore 19.00 Piazza Tribunali
Brice Matthieussent, autore francese, a colloquio con Franca Cavagnoli.
Un traduttore ed un romanzo da riscrivere in un’altra lingua. La storia però è mediocre, il suo autore risulta odioso. In un impeto rivoluzionario, il traduttore comincia a cancellare progressivamente il testo, moltiplicando ed espandendo le note a piè di pagina – le N.d.T. – fino al suo trionfo sull’autore ed al suo insediamento nella parte alta della pagina. In La vendetta del traduttore (Marsilio Editori, 2012) il traduttore compie il gesto estremo di liberazione della parola, legata e relegata nei vincoli della lingua di chi per primo la scrive. Andando oltre l’escamotage narrativo brillantemente offertoci dal suo autore, il romanzo vuole essere il punto di partenza per una riflessione sulla traduzione letteraria. Fino a che punto e come la traduzione libera la parola (sempre che questo sia vero) e la rende universalmente comprensibile? Quali le libertà che un traduttore può rivendicare rispetto alle parole oggetto del proprio lavoro?
Per Brice Matthieussent l’attività di traduttore di autori di lingua inglese – soprattutto americani – comincia alla fine degli anni ’70. Da allora ha tradotto in francese i grandi nomi della letteratura contemporanea tra cui Charles Bukowski, John Fante, Paul Bowles, Jim Harrison. Nel 2001 è stato insignito del premio “UNESCOGallimard” per la sua traduzione di Eureka Street di Robert McLiam Wilson. Dal 1990 è anche direttore della collana “Fictives” per l’editore Christian Bourgois specializzato in letteratura americana. Matthieussent è anche professore di estetica presso l’École supérieure des beaux-arts di Marsiglia. É autore di numerosi saggi critici e scrive su diverse riviste tra cui «Le Magazine littéraire», «La Revue d’esthétique» e «Les Épisodes».
Franca Cavagnoli insegna Teoria e tecnica della traduzione inglese presso l’ISIT di Milano e l’Università degli Studi di Milano occupandosi soprattutto di letterature postcoloniali di lingua inglese. Ha tradotto libri di Toni Morrison, Nadine Gordimer, Jamaica Kincaid, J.M. Coetzee, V.S. Naipaul e David Malouf. Ha pubblicato il volume di saggi Il proprio e l’estraneo nella traduzione letteraria di lingua inglese (Polimetrica, 2010) e due romanzi, Una pioggia bruciante (Frassinelli, 2000) e Non si è seri a 17 anni (Frassinelli, 2007). Nel 2010 ha ricevuto il “Premio Fedrigoni” per la traduzione letteraria e nel 2011 il “Premio Gregor Von Rezzori” per la sua nuova traduzione di Il grande Gatsby. Nel 2012 ha pubblicato per Feltrinelli La voce del testo. L’arte e il mestiere di tradurre.
- Ore 21.30 Piazzetta Del Vecchio
In collaborazione con *Festival *Troia *Teatro
TEATRODILINA presenta:
“L’amore, il vento e la fine del mondo”
parole da Qoèlet, Cantico dei Cantici e Apocalisse II° studio dal Cantico dei Cantici
Con: Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena
(Found footage music and sound: Giuseppe D’Amato; Musiche originali: Alessandro Linzitto – Linz; Scenografia: Salvo Ingala; Regia: Francesco Lagi)
Un unico libro, la Bibbia, ad accomunare le tre grandi religioni monoteistiche nate nel Mediterraneo, la cui universalità va ben oltre la dimensione del “qui ed ora”. E tre sono i libri che la compagnia romana TEATRODILINA, partendo da materiali di non immediata teatrabilità, ha preso in considerazione come possibile racconto e metafora della condizione esistenziale dell’uomo, del suo essere al mondo: Qoèlet, Apocalisse e Cantico dei Cantici. Proprio lo studio su quest’ultimo libro, quasi a mettere in scena una sfida tra teatro e letteratura, è quello che vi proporremo: un dialogo d’amore e sull’amore tra un uomo e una donna. Al centro di tutto le parole, lo stupore che esse producono, la bellezza letteraria di questi testi, al di là della loro valenza religiosa. Così, con queste parole, i protagonisti di “L’amore, il vento e la fine del mondo” hanno motivato la scelta di questa messa in scena: «Quello che prima di tutto ci ha attratto è la bellezza di questi testi, lo stupore che queste parole ci producono. Mettere in scena questi testi vuol dire soprattutto mettersi in rapporto con una letteratura grande, tanto grande a volte da annichilire, che parla dei temi dell’essere umano: dell’amore e della morte, del fine ultimo e dell’origine delle cose, del sogno e della salvezza. Ci siamo interrogati su queste parole, sul loro senso e sul loro motivo, per renderle per quello che sono, nella loro immediatezza e semplicità, per darle una vita nell’immediato al di fuori della riflessione, della meditazione e del contesto culturale e religioso in cui sono state concepite e poi discusse e commentate. È la chiave di lettura emotiva e narrativa che ci interessa, non quella strettamente mistica o religiosa, per restituire a questi testi la complessa semplicità che portano con sé da migliaia di anni, per fare semplicemente un viaggio nelle parole, nei suoni e nella musica che contengono».
In caso di pioggia tutti gli eventi si terranno presso Galleria Manfredi.