Quello che segue è il testo di un bellissimo inno a Santa Maria Patrona scritto da don Annibale Facchiano e musicato da don Eduardo Di Giovine, allora direttore della corale “Santa Cecilia”. All’interno di una indiscutibile liricità, traspare nei versi tutta la devozione mariana dei due autori, che cantano Maria in modo davvero fervoroso, trascinante, contagioso. Questo canto solitamente risuona in modo maestoso tra le arcate della Cattedrale quando la statua della Madonna esce o rientra dalla processione. E’ il maestoso organo principale che diffonde le splendide note, rendendo l’atmosfera carica di emozione, specie quando sono gli stessi fedeli ad accompagnarle. Il componimento ha una storia particolare. E’ stato scritto quando alla Vergine fu rubata nottetempo la sua corona d’oro, insieme a tutto il corredo dello stesso metallo pregiato che arricchiva la statua. La notizia fece molto scalpore in città. Presto venne lanciata l’idea di una particolare sottoscrizione, nel senso che ciascuno poteva donare alla Vergine tutta o una porzione di oro disponibile in casa. Non fu difficile raccogliere il prezioso metallo sufficiente per ridare a Santa Maria Patrona quel corredo speciale frutto della devozione di tanti devoti.
UNA CORONA BELLA
cinge il tuo capo, o Vergine
é la fulgente stella
che ci richiama a te, (bis)
RIT. Santa Maria proteggi
questa città devota
Madre deh, guida e reggi
chi si confida in te. (bis)
Quella corona è il segno
delle vittorie tue
é la memoria e il pegno
d’un immortal amor. (bis) RIT.
Tutta la nostra storia
splende pel nome tuo
ogni più augusta gloria
nasce da te ognor. (bis) RIT.
Liberi e non più schiavi
noi ci sentiamo o Madre
quando a te un re le chiavi
diede della città. (bis) RIT.
Quando infierì il colera
quando passò la guerra
sempre per te Lucera
salva rimase allor. (bis) RIT.
Santa Maria nostra
volgi lo sguardo pio
verso chi a te si prostra
verso chi piange e muor. (bis) RIT.