L’uomo della strada è in stato confusionale dinanzi all’altalena del comportamento delle borse e, soprattutto, in presenza della giornaliera oscillazione dello spread, di cui sente parlare a ripetizione nei telegiornali, senza, peraltro, avere la minima cognizione del suo ruolo nella determinazione dei tassi che planano implacabili sui titoli degli Stati. Si chiede pure perché non si rendono operativi i tanti interventi promessi a livello nazionale e internazionale ritenuti idonei a bloccare quelle oscillazioni che si riflettono negativamente sulla stabilità del debito pubblico. Quest’ultimo, infatti, non è che cresce in conto capitale ogni anno per effetto di nuovi investimenti. Cresce per effetto del continuo accumularsi di interessi, che lo Stato non riesce a trovare copertura attraverso il differenziale tra spesa corrente ed entrate ordinarie. I tanti incontri tra i capi di Stato del mondo globalizzato spesso si risolvono in vere e proprie gite turistiche, posto che in agenda confluiscono solo dichiarazioni di principio e mai azioni operative. E’ la mancanza di quest’ultime che condiziona l’andamento dei mercati, che proprio nelle incertezze e nei ritardi della politica costruiscono le loro fortune.
Dice opportunamente Giuliano Amato, che non è certo l’ultimo arrivato in tema di economia: “Come si fa ad ignorare che le istituzioni europee hanno preso l’abitudine di annunciare decisioni importanti e di farle seguire, al momento in cui sono attese, o da mezze decisioni, destinate ovviamente a non produrre effetti fino all’arrivo della metà che manca, o addirittura da ulteriori annunci che rimettono a ulteriori riunioni le decisioni da adottare”? Ovviamente, chiosa Amato, i personaggi delle speculazione utilizzano proprio tali incertezze e ritardi. Insomma, i mercati, o meglio gli speculatori dei mercati, sono molto più veloci della politica. E’ evidente che al momento di tirare la riga per individuare una soluzione unitaria ogni Stato cerca di pensare prima a sé e poi all’interesse degli altri. E’ il caso della Germania che si fa finanziare il debito pubblico a tasso zero, poiché i suoi titoli sono ritenuti dagli investitori a rischio zero, benché infruttuosi. Naturalmente si tratta di uno scenario che può reggere per un po’, ma alla lunga gli effetti a cascata saranno travolgenti per tutti. Ovviamente, non si possono coprire tali spazi speculativi alzando sempre l’asticella della tassazione. Alla fine si corre il rischio serio di rimanere storditi e strozzati. E in questo contesto è soprattutto l’Italia ad essere più esposta.