E’ stato richiamato in questi giorni il caso di quel Giuseppe Frungillo a carico del quale fu scoperta nell’aprile del 2005 una colossale truffa ai danni di sprovveduti risparmiatori. La cornice del suo malaffare ha all’interno la notizia che questo soggetto non sarà presente il 13 luglio prossimo nell’aula del Tribunale di Lucera per essere processato perché irreperibile. Diversi sono i truffati che speravano di ottenere giustizia, in presenza di un quadro probatorio di ferro, indiscutibile e indistruttibile, ma difficilmente collocabile nella zona recupero delle somme sottratte in maniera truffaldina quanto rocambolesca. Va detto che a Lucera non sono rare truffe del genere, poiché anche negli anni scorsi si sono registrati episodi di sottrazione di somme con l’inganno, a carico molte volte di risparmiatori che avevano raggranellato quel risparmio a costo di rinunce (per tutti il caso del famoso De Benedittis). Tutto ciò si scontra con l’assunto popolare, secondo cui i lucerini sono molto prudenti nello gestire il proprio risparmio e soprattutto sono restii ad affidarlo ad operatori che non siano istituzionali, come le banche o l’ufficio postale. L’ultima truffa in grande stile risale ad appena qualche anno fa e si rese protagonista quel Fausto Scinto che, in qualità di dipendente dell’ex Cassa di Risparmio di Puglia, si appropriava di denaro facendo credere di farlo transitare attraverso i canali della sua banca. Ovviamente, tutti pensavano che agisse in nome e per conto dell’istituto di credito di cui era dipendente, mentre invece, le cose andavano diversamente.
Qual’era il trucco attraverso cui venivano convinti le persone a depositare il denaro nelle mani di una persona che agiva in proprio, anche se dava la sensazione di farlo per la sua azienda di credito? Al solito, la promessa di riconoscere interessi appetibili, assolutamente fuori mercato, che le banche, ovviamente, non potevano riconoscere. Ed è finita come nel caso citato in apertura, cioè con gente truffata, con persone che è andata in depressione, con qualche soggetto che doveva far sposare la figlia con quei soldi ed invece si è trovato col sedere per terra. Insomma, la tecnica di questi furbacchioni è sempre la stessa: la promessa di far arrivare in saccoccia più soldi, cosa questa che fa aprire gli occhi anche ai ciechi. Naturalmente questi signori si presentano anche bene, hanno una buona parlantina e una capacità di persuasione di alto grado. Qui ci sono dare fare francamente due considerazioni. La prima è che un po’ di colpa bisogna darla anche a quanti si fidano questi furbacchioni votati alla truffa, non comprendendo che bisogna diffidare soprattutto quando le offerte di tassi sono troppo alte, fuori mercato in maniera sfacciata. In questi casi c’è il trucco o se volete la buona regola secondo cui ad interessi alti corrispondono rischi alti.
Invece, la preoccupazione principale dovrebbe essere quella di salvaguardare il ritorno del capitale dato in deposito, cosa questa che ai tempi d’oggi non è più garantita al cento per cento neppure dagli istituto di credito, come dimostrano le vicende finanziarie di quest’ultimi tempi. Seconda considerazione: spesso questi signori dalla truffa facile millantano rapporti di dipendenza con gli istituti di credito e qualche volta sono veramente parte dell’organico. In centri di modeste dimensioni abitative, questi signori sono quasi sempre noti alla pubblica opinione, al punto che il passaparola è talmente efficace da procurare sempre nuove adesioni. Come mai le banche non si muovono in tempo per sbugiardare queste persone che agiscono col loro marchio e la loro reputazione? Si, qualche volta lo fanno con timidi comunicati, ma ciò è insufficiente perché il messaggio arrivi a tutti. Le cose scoppiano solo quando questi truffatori rimangono impigliati nella stessa rete che hanno messo in campo, per cui non possono che scappare e rendersi irreperibili. Il risultato è che tutti i truffati restano beffati e…… insoddisfatti.
a.d.m.