Forse ci eravamo illusi. Questa volta sembrava che le cose potessero viaggiare nel segno opposto rispetto ai precedenti, come alcune iniziative sembravano accreditare. Così non è stato. Siamo giunti alla solita conclusione, nel senso che alla fine la mancanza di ossigeno finanziario, cioè di quattrini, ha azzerato tutto, rimandando tutti i soggetti all’angolo. La polemica è ormai nota, per cui non vale la pena richiamarla. Va semplicemente detto che la squadra non ha ritenuto di non scendere in campo a Noicattaro, perché i giocatori hanno preteso che venisse loro riconosciute le spettanze arretrate e lo hanno fatto dopo aver responsabilmente conseguito la salvezza. E così stiamo a piangere il solito morto. I giocatori pretendono giustamente che vengano pagati e questo non deve risultare uno scandalo. La società dice che gli arretrati saranno saldati, anche se con una prosa fumosa che lascia immaginare tempi lunghi o, comunque, non determinati, utilizzando termini pesanti, quali ricatti e compagnia cantando. E, comunque, i ricatti, parola grossa, vanno dimostrati e documentati. La società avrebbe dovuto invitare ancora alla pazienza, riconoscendo di stare dalla parte del torto. E’ innegabile che se i prestatori d’opera, nel nostro caso i calciatori, non vengono pagati, non si può pretendere di assumere un atteggiamento di rigore, quasi di sfida. La società lo ha fatto e si assumerà le conseguenti responsabilità.
Quello che va detto e ripetuto è che ancora una volta si è preteso di disputare il campionato senza i necessari mezzi finanziari. La società giustamente può lamentarsi circa il fatto che non ha trovato i necessari sostegni sia nel settore pubblico che privato. Questo è vero, anche se era largamente prevedibile, posto che su questa strada sono già passati sconfitti altri dirigenti. Purtroppo, anche quelli attuali hanno preteso di affidarsi ai miracoli, che non possono essere di casa in questa circostanza. Quelli, tutt’alpiù, avvengono per cose diverse dal calcio, che costituisce pur sempre una ragione di divertimento. E’ inutile dire che la posizione di inadempienza della dirigenza rende ininfluente qualsiasi considerazione di sgravio. Bisognerebbe finalmente atto che qualsiasi attività non può essere svolta quando il portafoglio piange. Va lodata la volontà e la caparbietà di evitare la fine del calcio a Lucera, ma dinanzi agli ostacoli insormontabili ogni resistenza è destinata a risultare vana. Con questo,ovviamente, non si vuole dare la croce addosso ad alcuno, ma solo richiamare tutti al senso della realtà, specie in questo momento in cui la gente è presa da problemi di sopravvivenza. Una volta si diceva che si viveva mangiando pane e pallone. Stavolta mancano entrambi gli ingredienti.


