Non se n’è può più di queste agenzie di rating che pontificano a ruota libera, seminando spesso panico sui mercati mondiali. Va riconsiderato il ruolo di queste mammasantissima, anche approfittando di questo particolare momento che le vede sotto inchiesta dalla Procura della Repubblica di Trani per turbativa di mercato e di falsa diffusione di dati. E non solo la Procura pugliese. Anche in America ( le società sono americane!) incominciano ad emergere perplessità circa l’obiettività di questi organismi che, più che controllare, orienterebbero i mercati nella direzione voluta dal grande business. Le agenzie sono state colte con le mani nel sacco e in modo spettacolare almeno in due circostanze. Prima del 2008 si spendevano positivamente per dire che molti titoli mondiali era affidabili, mentre, poi, si sono rivelati carta straccia. Sono ancora nella nostra mentre quelle immagini televisive che riprendevano i dipendenti di importanti banche americane sloggiare dai loro uffici per il fallimento delle stesse banche. E più recentemente, alcuni giorni fa, queste agenzie hanno promosso l’economia degli stati dell’eurozona in difficoltà, preannunciando addirittura la fine della crisi nel 2013. Le stesse agenzie qualche mese fa avevano declassate le stesse economie e abbassato il rating di molte banche americane ed europee. In questo saliscendi noi siamo finiti una infinità di volte.
Cosa è cambiato in un appena un mese? Perché l’economia italiana da baratro è improvvisamente risalita sino a portarsi sul piano del vicino risanamento? Qualcosa non quadra e ci dice che nelle valutazioni vi sono, come dire?, molti elementi di clientelismo economico. Con la conseguenza che l’andamento dell’economia ha subito scossoni che hanno prodotto danni ingenti sul piano finanziario. Forse l’opinione pubblica non ha piena consapevolezza delle conseguenze che derivano dalle valutazione di queste agenzie. Sono spesso loro che fanno salire e scendere il notissimo spread, condizionando la politica economica degli Stati. E orientano negativamente i risparmiatori tradizionali, i quali si fidano ad occhi chiusi della loro certificazione circa la solvibilità dei prodotti acquistati. Ciò detto va riconsiderato il ruolo di queste strutture, che hanno un potere di intercettazione nell’economia sproporzionato rispetto all’azione dei Governi. Non sta scritto da nessuna parte! Qui non si tratta di fare statistiche per ragioni di gossip, ma di valutazioni che incidono in maniera secca sulle tasche della gente. Dove sta scritto che ci debbano essere perdite nel portafoglio dei cittadini solo perché questi mattacchioni delle agenzie si dilettano a portare a loro piacimento avanti e indietro la leva della credibilità della nostra economia e delle sue aziende?