Ogni giorno cade un pezzo. Ogni giorno aumentano i pericoli di un crollo addirittura strutturale. E’ il trecentesco convento di “Santa Caterina” a correre questo serio rischio, un edificio prestigioso del 1300, che ha pieno titolo di far parte dell’inestimabile patrimonio di antichità della città. In origine, questo è stato il monastero delle monache benedettine (risalente all’epoca angioina e comunemente detto delle “le sacre donzelle”), le quali vestivano il saio bianco-latte dell’Ordine Celestino e discendevano tutte da nobili famiglie lucerine: Quaranta, Candida, Prignano, De Nicastri, Scassa, Mozzagrugno ecc., come ci fa sapere lo storico Dionisio Morlacco. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il complesso passò alla proprietà dello Stato. Durante il conflitto mondiale parte dell’immobile venne utilizzato per dare una qualche forma di ospitalità agli sfollati. Il resto ospitò le scuole elementari, che praticamente ospitò molti degli alunni residenti nell’allora più ristretto vecchio centro abitato. Una volta dismesso come luogo di prima formazione scolastica, l’edificio praticamente venne abbandonato, ignorato, declassato. E’ vero che ci furono alcune iniziative a sfondo pubblico per ridare decoro al complesso attraverso un utilizzo che consentisse di ospitare alcuni siti comunali decadenti, ma è pur vero che nella sostanza non ci fu l’affondo serio e reale per portare in porto qualche proposito di rilancio dell’immobile. Si parlò anche di dare ospitalità ad alcuni locali del museo civico “Fiorelli” e in particolare alla sua pinacoteca, che allocava in spazi di fortuna. Questo proposito deve considerarsi superato, perché la ristrutturata e ampliata sede della museo consente ora di ospitare anche la galleria delle artistiche opere pittoriche.
Allo stato l’edificio ( e tutto quello che resta dell’area retrostante) è fatiscente e soprattutto pericoloso, come si può notare ad occhio nudo transitando nella prospiciente piazza Santa Caterina. Praticamente resta solo la facciata dell’ex monastero, posto che all’interno ogni giorno cadono pezzi di tetto e parti delle strutture murarie. Non solo. Non bisogna trascurare il fatto che questo edificio fa parte integrante di tutto l’antico centro storico, per cui il volto complessivo della città ne esce malconcio, ferito. Né si può pensare di ignorarlo, dato che si trova a pochi metri da uno degli ingressi importanti della città (Porta Foggia) e a modesta distanza addirittura da piazza Duomo e relativa Basilica Cattedrale. Insomma, ci sono tutte le ragioni per invocare un intervento che riabiliti l’edificio sotto il profilo del suo pratico utilizzo e, nel contempo, restituisca alla città un pezzo della sua storia, della sua cultura (anche religiosa), della sua architettura e del suo complessivo profilo urbanistico trecentesco.