Anche il riordino della geografia giudiziaria è stato fatto obbedendo alla solita e aberrante logica politica. Ne è convinto anche il presidente dell’Ordine Forense di Lucera, avvocato Giuseppe Agnusdei, il quale, nelle sue dichiarazioni alla stampa, ha candidamente avanzato il sospetto che i recenti provvedimenti siano stati presi soprattutto in ragione delle esigenze politiche della clientela politica dei territori. Questo significa che le motivazioni obiettive, vere, dimostrate e dimostrabili della sopravvivenza di alcuni Tribunali sono state disattese, mortificando sostanzialmente le legittime esigenze di tante popolazioni che nel Tribunale vedono giustamente ancora una insostituibile strumento di contrasto contro la criminalità. L’avvocato Agnusdei non è il tipo che facilmente si lascia andare a questo tipo di conclusione, in quanto è un buon conoscitore dei meandri della politica e per carattere è portato a misurare le parole e a non determinare mai situazioni polemiche o di conflittualità. Vogliamo dire con questo che se ad Agnusdei è venuto il sospetto che ancora una volta la politica ha preso il sopravvento, vuol dire che qualcosa di vero ci deve essere. Del resto, per noi Agnusdei sfonda una porta aperta, dato che in tempi non sospetti siamo stati i primi e i soli a dire che l’operazione ospedale puzzava di politica a cento chilometri di distanza. L’operazione-tribunale è perfettamente la fotocopia di quella ospedaliera, che colpisce pesantemente il cuore sociale delle popolazioni dei territori interessati, che sono ormai allo stremo, anche per altre ragioni e per promesse non mantenute.
Sia per l’ospedale che per il Tribunale non sono stati valutati ( se sono stati valutati!) correttamente i parametri di mantenimento in vita. Il “Lastaria” detiene tutti i titoli per continuare a vivere e tra questi vi sono anche quelli definiti di eccellenza, valutazione questa fatta da organismi specializzati a livello nazionale e, quindi, per nulla di parte. Non si comprende come sia solo l’ospedale lucerino a subire la sorta di tagli violenti, mentre gli altri provinciali debbano essere mantenuti in vita, anche col sangue prelevato dalle vene di quello lucerino. Di fronte alle proposte delle istituzioni locali e del comitato di difesa dell’ospedale, le massime autorità sanitarie regionali fanno orecchie da mercante, nel senso che disattendono anche precisi impegni di incontro e di confronto. E’ grave tutto questo – ha detto il Sindaco Pasquale Dotoli – se si pensa che l’attuale maggioranza alla Regione – con Nichi Vendola in testa – ha impostato la campagna elettorale sulla concertazione, sulla partecipazione per far nascere un nuovo modello operativo a livello istituzionale, anche territoriale. Proprio questi concetti vengono clamorosamente disattesi: una presa in giro per le nostre popolazioni.
Giustamente Dotoli reclama il mantenimento del “Lastaria”, anche perché non si fida della novella sanità territoriale che dovrebbe scendere col paracadute sul nostro territorio. Di che tonalità debba avere questa nuovo tipo di assistenza non è dato sapere. Ma la sensazione è che sia un’altra presa in giro, come tante altre in danno della nostra gente. Per il Tribunale Agnusdei e quelli che l’accompagnano si stanno sgolando circa l’esistenza dei parametri per tenerlo in vita. Non si vuole fare un discorso campanilistico o di tutelare i poveri tra i poveri, ma solo riaffermare diritti ineludibili, che non possono essere cassati con un segno di matita dai cervelloni ministeriali. Ma lassù non ci sentono e non vedono. Preferiscono fare i ragionieri, salvo, poi, predicare nelle piazze solidarietà. sussidiarietà, condivisione e compagnia cantando. Obiettivamente, la situazione è difficile, anche se – dice Agnusdei – saranno messe in campo tutte le forze disponibili per far modificare lo schema approvato in Consiglio dei Ministri. La verità è che stanno letteralmente spogliando Lucera e il suo hinterland naturale subappenninico. Siamo in braghe di tela e questo lo si deve anche a quella classe politica che sinora ha espresso figure assolutamente di secondo piano, inaffidabile, inconcludente, litigiosa e perciò di scarso peso nelle sedi che contano. Ben ci sta!
a.d.m.