Certo non hanno l’intensità spirituale ed emotiva di una volta, pur tuttavia le feste patronali costituiscono il momento centrale della vita di Lucera. Innanzitutto, la città riscopre tutta la sua carica di religiosità, che l’ha resa assoluta protagonista nei secoli scorsi. D’accordo, le “patronali” hanno anche un notevole riferimento storico (nientemeno la vittoria dell’agosto 1300 degli angioini sui saraceni), ma è nell’animo dei credenti, nella devozione per Santa Maria che trovano la dimensione più adeguata per un ritrovarsi come vera comunità sotto l’ala protettrice della Vergine. I mass media, ovviamente, si soffermano maggiormente sui programmi di divertimento, folcloristici, di intrattenimento perché sono quelli che sembrerebbero fare tendenza soprattutto tra i giovani, E va bene così, perché, specie di questi tempi, non si vuole negare ad alcuno un momento di spensieratezza e coltivare speranze di pronta ripresa. Però, sono le cerimonie religiose quelle che connotano la ricorrenza, che mirano a riscoprire il ruolo della Vergine nel corso dei secoli a difesa della città e, nello stesso tempo, a rivitalizzare quella devozione mariana, che per i cristiani è fondamentale per incamminarsi sulla strada della evangelizzazione. Spogliate di questo significato, le feste patronali si ridurrebbero a nulla, anzi a rappresentare solo il loro volto pagano.
In questo contesto, la Basilica Cattedrale diventa il luogo più significativo per le funzioni liturgiche, che vedono impegnate in prima linea il Vescovo diocesano Mons. Domenico Cornacchia, il quale non ha mancato già di sottolineare la valenza religiosa delle festività, che devono riscaldare e rincuorare il cuore dei tanti fedeli di Santa Maria Patrona. Sarà il consueto Pontificale a dare la maggiore connotazione di solennità alla parte religiosa, che quest’anno potrà avvalersi del contributo del frate francescano conventuale Padre Raffaele Di Muro, chiamato a predicare la novena, cioè quel percorso di preparazione alla festa, un percorso spirituale volto a sottolineare proprio la pregnanza religiosa delle feste. Padre Raffaele è docente di Teologia Spirituale e Spiritualità Francescana alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” di Roma. E’ assistente spirituale internazionale della “Milizia dell’Immacolata”. Sarà un percorso di nove giorni (inizierà il 6 agosto), che condurrà i fedeli a percorrere lo stesso vissuto della Vergine, con il collegamento, ovviamente, con i fatti straordinari che hanno segnato la storia di Lucera. Come, ad esempio, il colera da cui Lucera venne risparmiata proprio per l’intervento miracoloso della Madonna. Non poteva mancare la corale “S.Cecilia-Don Eduardo Di Giovine” ( diretta magistralmente da anni da Pasquale Ieluzzi) che, al solito, accompagnerà le fasi liturgiche anche con esecuzioni di alto profilo polifonico. Naturalmente Santa Maria Patrona non mancherà di affacciarsi sulle strade della città con la solenne processione del 16 agosto, che darà una dimensione della devozione dei lucerini per la loro Patrona.
Sarà un “giro” di forte impatto emotivo, soprattutto per quelli che ritornano nella loro città di origine e che vogliono riassaporare prima di tutto il senso religioso delle feste. L’uscita della statua il 14 agosto e sera in piazza Duomo rappresenta, invece, quel momento storico cui prima si faceva cenno, che ricorda l’incoronazione della Madonna da parte di Carlo II d’Angiò, gesto simbolico che vuole ricordare la gratitudine del re per la vittoria conquista sui saraceni, auspice l’intervento della Vergine Maria. Naturalmente dentro lo spirito religioso vi è anche un percorso che mira a riunire e ricompattare i sentimenti che si tramandano di generazione in generazione e che neppure il lungo tempo trascorso riesce in qualche modo ad affievolire. Tutto sembra richiamare le tradizioni. Il concerto bandistico che anima le ore della festa; le luminarie che appartengono ormai ad un cliché che è fortemente radicato nell’animo dei lucerini; I gruppi folcloristici che ricordano le grandi civiltà che hanno segnato la storia della città; e perché no?, anche quel cantante di razza nel finale che rappresenta il momento clou di una grande festa gioiosa, portatrice di entusiasmo e di speranze. Come si dice, domani sarà un altro giorno.
a.d.m.