E siamo a quattro. Sono tanti i gemellaggi che Lucera ha inanellato sinora, a ricordare epoche che hanno contrassegnato momenti storici comuni con le città con le quali si è stretto questa sorta di patto di amicizia. Dopo San Giuseppe Jato, Jesi e San Cipirello, giorni fa è stato siglato il patto di amicizia con la croata Togir, dove è nato il Beato Agostino Casotti, che fu Vescovo di Lucera ( e Zagabria) e il cui corpo riposa nella Cattedrale lucerina. Solito il cerimoniale, questa volta un po’ particolare, perché aveva in particolare lo sfondo religioso. Il gemellaggio ha percorso tutto l’itinerario dell’attività pastorale del Vescovo, che, però, ha lasciato anche un segno importante e tangibile del suo impegno nella vita civile. Nella sua breve esperienza, fece sorgere, tra l’altro, un orfanotrofio femminile e l’ospedale, rifare la cinta muraria e riaprì chiese. Nulla da dire sulla bontà dell’iniziativa, che mira anche alla migliore conoscenza di questo Pastore, che combatté il fondamentalismo quando i cristiani erano in posizione minoritaria e per di più venivano tartassati. La gente si chiede come mai questa eccezionale figura non riesca ancora ad arrivare alla soglia della proclamazione a Santo. Per questo traguardo occorre che sia acquisto un altro fatto miracoloso, cioè scientificamente non dimostrabile. Ma, per averlo bisogna chiedere la intercessione del Beato Casotti, posto che i miracoli li fa solo il Padre Eterno. E per chiedere l’intercessione occorre che la figura destinataria della richiesta di grazia sia evidentemente conosciuta. Di qui anche l’intendimento di rafforzare la devozione in terra croata, laddove il Vescovo Casotti forse non gode di quella popolarità che sarebbe necessaria al fine del raggiungimento dello scopo prima indicato. Per questo obiettivo, è stato ristampata in lingua croata la biografia del Beato, a cura di Massimiliano Monaco ( Edizione “ Terzo Millennio”, pagg 176), esperto di storia locale e fondatore dell’associazione “Terzo Millennio”. Il gemellaggio è stato preceduto da un convegno, in qualche maniera preparatorio, tenutosi a Zagabria. Questo per la parte che riguarda direttamente la Chiesa.
Ma, i gemellaggi servono anche ad altro. Per esempio, per incrementare il cosiddetto turismo religioso, che produce effetti anche sull’economia delle zone interessate, che fa movimento, che determina scambio di persone e di esperienze. Non è irriverente parlare in questi termini quando ci si riferisce ai Santi. Basterebbe citare Padre Pio per comprendere quali vantaggi possono aversi da un turismo religioso organico e fatto seriamente. Beninteso, non si vuole fare il raffronto con San Giovanni Rotondo, perché la popolarità di Padre Pio supera i confini nazionali e tocca ambiti che dalle nostre parti possiamo solo sognarci. Tuttavia, qualcosa si può fare, soprattutto se ad impegnarsi sono anche le Amministrazioni delle due sponde. Si, perché se devono aversi vantaggi non solo spirituali occorre anche che gli amministratori facciano coerentemente la loro parte. Anche per la canonizzazione del Padre Maestro si disse la stessa cosa, ma alla resa dei conti si balbetta ancora, forse nella speranza che il Fasani abbandoni l’urna per mettersi direttamente a farsi promotore di se stesso!
Occorre pure che questi itinerari vengano inclusi all’interno del programma dell’”Opera Romana Pellegrinaggi”, che viene gestita da Roma, per cui offre possibilità e momenti di maggiore partecipazione alle sorti dei territori che hanno la fortuna di avere in loco un canonizzato. A Lucera, poi, che l’indimenticato mons. Antonio Del Gaudio definì città dei santi, ci sarebbe qualcosa in più, perché abbiamo il Padre Maestro, il Beato Casotti, la Venerabile Genoveffa De Troia, i Servi di Dio don Alesandro di Troja e Padre Angelo Cuomo e qualche altra sorpresa che porrebbe arrivare, oltre a tutta una storia religiosa che passa a “toccare” il periodo angioino, attraverso la storia miracolosa di Santa Maria Patrona. Insomma, non ci facciamo proprio mancare nulla. Ma possedere questo patrimonio solo per il gusto di metterci la classica medaglietta al petto serve a poco. Anche per l’attività propria della Chiesa, che attraverso i Santi fa opera di evangelizzazione. Insomma, non facciamo che queste iniziative diventino cattedrali nel deserto. Come è accaduto in passato!
a.d.m.