Sapete che è in corso una querelle a proposito della primogenitura dell’idea di far sorgere una nuova biblioteca attraverso la ristrutturazione e il recupero del convento di “San Pasquale”, il cui sito è all’interno dei giardini pubblici. L’ex Sindaco Peppino Melillo ritiene che si deve alla sua gestione il proposito serio di utilizzare i locali abbandonati del citato convento quale nuovo contenitore del patrimonio librario cittadino, anche in considerazione del fatto che la vecchia sede del “Bonghi” si rivelava ormai troppo sacrificata per la custodia della dotazione dei testi tenuti in gestione, in costante espansione. Melillo ha correttamente risposto al nostro invito per fare chiarezza e smentire l’assunto secondo cui fu l’Amministrazione Bonghi ad occuparsene per prima. Ecco l’intervento dell’ex primo cittadino.
La risposta indirizzata a Antonio Di Muro autore dell'articolo sulla Biblioteca.
Carissimo Tonino,
dopo aver letto il tuo pezzo, con molta serenità d'animo, sento il dovere di non sottrarmi all'invito rivoltomi. Preliminarmente voglio ribadire che il giudizio storico delle amministrazioni è riscontrabile unicamente dagli atti che esse producono. Per esempio , a Lucera se qualcuno, ricordandosi di com'era polverosa e brecciosa quella che oggi è la bella Piazza San Francesco, volesse, anche per semplice curiosità, sapere quale amministrazione ebbe l'idea di ristrutturarla, basta che faccia una semplice ricerca al Municipio e riscontrerebbe che fù l'amministrazione del Sindaco Di Siena che, evidentemente, in vista della venuta del Papa a Lucera, ritenne doveroso affidare l'incarico progettuale all'Arch. Alfonso Folliero, il quale ne divenne pure meticoloso direttore dei lavori. Furono, poi, altre e successive amministrazioni, ad iniziare da quella da me guidata, a continuare l'opera intrapresa fino alla semplice inaugurazione che capitò all'inizio del mandato del Sindaco Bonghi.
E, come meglio di me sai, si potrebbe continuare con tantissimi altri esempi.
Nel caso specifico del Convento San Pasquale, la storia, riscontrabile dagli atti pubblici comunali, narra che nel 1989 l'idea di ristrutturarlo venne all'amministrazione da me guidata , tant'è che ne affidò il relativo incarico all'Ing. Renato Follieri con un'apposita delibera in cui, tra l'altro, indicava anche come provvisoria destinazione quella di un Ostello della gioventù . Tali scopo principalmente per chiedere e intercettare le relative risorse regionali, ma anche ipotizzando di creare un luogo da far gestire ai giovani della Città appositamente organizzati. Dai resoconti della stampa locale si evince che l'amministrazione successiva alla mia, essendo ritenuta, certamente, non all'improvviso, la più ricca d'Italia, poté finanziare l'opera con gli stessi fondi comunali. Successivamente, alla luce dei reperti rivenienti, venne cambiata la destinazione e l'uso, vennero contratti dei normalissimi mutui, cosa che tutt'ora sta avvenendo per completare l'opera di che trattasi. Tutto qua! Mi chiedo: era proprio tanto necessario porsi in vetrina lì, strumentalizzare quei luoghi; a me è sembrato specioso?
Piuttosto, si stimoli l'amministrazione in carica a fare, come per il San Pasquale, anche per gli edifici comunali di Santa Caterina e dei Sacramentini. Anche oggi, si dice che non vi siano problemi economici; e allora? A chi si aspetta? Se invece dovessero esserci davvero problemi finanziari, come estrema ratio, perché non preparare un avviso pubblico ben articolato e finalizzato a vendere uno dei due edifici e contestualmente ristrutturarne l'altro? Sono delle semplici, se pure opinabili, idee politiche! Invece a me sembra che le preoccupazioni politiche di oggi siano maggiormente orientate nell'evitare di tornare a essere semplici e liberi cittadini, conservare o conquistare una poltrona, fino a consumare falsi storici.