Raramente si è visto un magistrato scendere in campo con tanta determinazione e fervore a difesa di una istituzione cittadina (di cui, peraltro, fa parte), che nel nostro caso è quella del Tribunale, minacciato di morte precoce dal Ministro di Grazia e Giustizia Paola Severino. Il capo della Procura della Repubblica di Lucera, dottor Domenico Seccia, lo ha fatto, scendendo nell’arena del dibattito con tutto il notevole peso del suo ruolo e per di più portando con sé un retroterra professionale che lo pone senza dubbio tra i più accreditati esperti della conoscenza della realtà mafiosa ( che esiste e come!), per la quale proprio il dottor Seccia è stato sempre in prima linea per contrastarla. Il magistrato ha ritenuto di rinunciare a tutte le posizioni di riserbo per dire sulla “Gazzetta” ( con richiamo in prima pagina) tutto quello di vero e sacrosanto che c’è da dire sul Tribunale di Lucera, che ha tutti i titoli per fare un figurone, anche nei confronti dei confratelli considerati di miglior censo e, soprattutto, di quelli che si è ritenuto di salvare.
Il dottor Seccia poteva starsene tranquillamente nelle retrovie e lasciare agli altri - e soprattutto alla politica - di sbrigarsela con il suo Ministero, che benché tecnico non può fare a meno dei partiti. Con tutto il rispetto per l’impegno e il contributo degli altri, il dottor Seccia è una specie di centravanti di sfondamento, quella figura di calciatore che una volta finalizzava con prepotenza il lavoro di preparazione all’affondo dei mediani e delle mezze ali. Il Procuratore ha fatto davvero una analisi puntuale, lucida, esauriente delle condizioni in cui opera il presidio giudiziario lucerino, una analisi che fa il paio con quella già a suo tempo inoltrata formalmente agli organi competenti attraverso il canale interno. A leggere le cose sottoscritte dal dottor Seccia si resta davvero allibiti dalla faciloneria e dalla irresponsabilità con cui gli esperti ministeriali hanno preparato il provvedimento di soppressione del Tribunale di Lucera. Il Procuratore snocciola dati sacrosanti, rispetto ai quali ci sarebbe dovuta essere una riflessione seria, anche in ordine agli sconquassi che tali decisioni provocano sul piano sociale. E non siamo solo noi a dirlo.
Una delle affermazioni del Procuratore della Repubblica è eloquente a proposito di criminalità e dei guasti che si possono determinare nelle stesse condizioni di vita delle popolazioni : ” Se si cedono gli avamposti si perde il territorio. Non si combatte un potere criminale diffuso con una organizzazione distante da esso, dal suo territorio, dalla terra, con il rischio, ulteriore, di saldare la mafia garganica con quella foggiana in maniera indissolubile. Non è più una questione di competenze, ma di comportamenti, tesi soprattutto ad ascoltare un territorio, le sue voci e una terra che va salvaguardata dall’ecclissi. Prima che sia troppo tardi.” Strano che a non comprendere queste cose sia proprio un Ministro che ha fatto l’avvocato, segnalandosi anche come difensore del lucerino Gaetano Gifuni per le questioni riguardanti il segretario emerito del Presidente della Repubblica. Il Ministro avrebbe fatto cosa buona ascoltare il nostro autorevole concittadino, che conosce benissimo la storia e l’importanza del Tribunale lucerino.
a.d.m.