Finalmente ci siamo liberati di quell “inguacchio” di Torre-Lucera o Lucera-Torre, che di certo non ci dava molta dignità, anche per la maniera rocambolesca con cui è stato realizzato. Finalmente ci riappropriamo del vecchio nome, Lucera Calcio, per di più preceduto da quel “nuovo” che da molte speranze al mondo del pallone. Siamo tornati in casa nostra, che sarà pure angusta e talvolta inabitabile, ma qui almeno possiamo sventolare i nostri colori. Bravi a tutti coloro che hanno consentito di mettere insieme una società che si apre ad una stagione di prospettiva, ad un percorso finalmente radicato all’interno di propositi realizzabili. Di più non si poteva fare. Anche in questo caso ci ha messo lo zampino l’assessore lello Di ianni, che non cessa di fare il nume tutelare del calcio, pur avendo da anni lasciato la presidenza della società. Che ci volete fare?, ci ha detto un giorno Di Ianni. “Sono ammalato di calcio ed è per questo che mi vedrete in campo tutte le volte che si tratta di dare una mano a questa branca sportiva”. La conferenza di presentazione è stata sobria, come si dice ora, nel senso che ha avuto come tema la consapevolezza della difficoltà del momento e della necessità di muoversi utilizzando le sole disponibilità finanziarie di cui si dispone, senza inseguire sogni di grandezza o di splafonamenti.
Beninteso, questo non significa affrontare il campionato nel segno dell’arrendevolezza, del sentirsi battuti in partenza. I giovani che si intendono utilizzare sono elementi in verde età, ma già con qualche anno di esperienza, senza dire che nell’organico non mancherà qualcuno di maggiore peso in grado di fare opera di assemblaggio in campo. Anche la chiamata del nuovo allenatore (Romeo Mendolicchio) è motivo di ritenere che il progetto della nuova società si muoverà all’insegna dell’austerità, ma anche con una prospettiva tecnica di svolta, di programmazione, di speranze di risalita. In questo contesto, il calcio lucerino è da considerarsi uno dei sopravvissuti in Capitanata, posto che altrove si raccolgono solo ceneri di esperienze finite. Consentiteci di dire – anche se è antipatico auto citarsi – che è dall’uscita di scena di Gianni Pitta che sosteniamo di puntare sui giovani senza grandi pretese economiche, perché solo così si può pensare di disputare i campionati di calcio del nostro livello. Certo, c’è voluto molto tempo per comprenderlo, ma alla fine il suggerimento è passato senza trovare intralci. Insomma, abbiamo una società nuova ricca di entusiasmo, che certamente determinerà contagio per favorire l’ingresso di nuove forze e per supportare la squadra in modo adeguato specie nei momenti di difficoltà. Insomma, speriamo di voltare pagina e di iniziare a sperare in un futuro che possa ricalcare le migliori tradizioni.
a.d.m.



