Se ne’è andata in punta di piedi ad una età veneranda, rispettando in pieno il suo stile di vita. Il suo nome dice poco ai più giovani per ragioni anagrafiche. A quelli di una certa età, invece, dice molto, sopratutto a coloro che per ragioni di studio hanno avuto l’opportunità di frequentare la prestigiosa biblioteca comunale “R.Bonghi”. Se l’indimenticato ed autorevole (per cultura) Gianbattista Gifuni è stato il pilastro indiscusso dell’importante istituzione, la signorina Annita De Nicola è stata davvero il braccio operativo, nella qualità di preziosa collaboratrice del direttore. La si trovava in tutte le ore della giornata nei corridoi della biblioteca, sempre pronta ad accogliere i visitatori con garbo e col sorriso dolce che sembrava stampato sul viso. Soprattutto per i giovani studenti era una preziosa guida attraverso lo sterminato tunnel dei libri e preziose cinquecentine. Gifuni si fidava ciecamente di lei, perché la considerava competente, seria, appassionata per il ruolo in biblioteca, rispecchiando in tal modo il suo superiore. Spesso faceva anche da diga verso l’apparente burbero Gifuni, specie quando la gioiosa effervescenza dei giovani studenti rischiava di rompere il religioso silenzio dei locali.
Qui talvolta si parlava a gesti per non rompere la solennità e l’intimità del silenzio. La signorina Annita era sempre pronta a smussare eventuali incomprensioni e a determinare le condizioni perché il “Bonghi” divenisse davvero un silenzio quale tempio della cultura. Aveva catalogata nella mente i titoli di migliaia di libri e questo era importante quando mancavano i computer di oggi. Annita era la padrona della biblioteca, sotto lo sguardo severo ma compiacente di Gifuni. E quando quest’ultimo è andato in pensione chi poteva di fatto sostituirlo? Lei, che ha fatto la reggente con umiltà, discrezione, pazienza, pur dovendo occupare un ruolo appartenuto ad un gigante della biblioteca come Giambattista Gifuni. E’ stata sempre la donna che ha servito l’istituzione, senza mai risparmiarsi e con dedizione assoluta, quella dedizione che in molti casi ora manca nelle pubblica amministrazione. Negli ultimi anni della sua esistenza terrena, benché ormai lontana dalla biblioteca, si commuoveva quando si parlava della “Bonghi”, a cui ha voluto bene come ad una figlia della nobile Lucera. La città le deve molto e soprattutto le deve gratitudine per uno stile lavorativo di grande rispetto e passione . Grazie signorina Annita.
a.d.m.