Il rettore della Chiesa di San Domenico, don Luigi Di Condio, non ce l’ha fatta a tenersi il torto di vedere esclusa la sua chiesa dai programmi del gemellaggio con Trogir, il paese natale del Beato Agostino Casotti. Eppure, attraverso questa chiesa è passata indiscutibilmente l’azione pastorale del Vescovo Agostino Casotti, per cui davvero non si comprende come mai il comitato organizzatore non abbia ritenuto di modellare il programma coinvolgendo anche “San Domenico”, laddove sono visibili segni importanti della presenza del Beato croato. Dietro questa denuncia evidentemente c’è dell’altro. Don Luigi avverte da tempo una sorta di “boicottaggio” da parte di alcuni del clero locale, ai quali evidentemente non va a genio il bel lavoro pastorale di questo sacerdote, che ha fatto di “San Domenico” una chiesa di riferimento per Lucera , facendola tornare alle sue tradizioni, anzi, allo splendore della sua storia. Ci rendiamo conto che questa affermazione verrà considerata sproporzionata, se non ridicola da parte degli stessi confratelli di don Luigi. Ma nella lettera indirizzata al direttore de” Il Frizzo” ci sono tutti gli elementi per dire che qualche verità ci deve pur stare nelle sue affermazioni. Ecco cosa, tra l’altro, scrive, :” ….Eppure, proprio questa Chiesa viene esclusa da ogni visita o riferimento nel programma di gemellaggio. Mi creda, già è avvenuto nel passato ed io ho lasciato perdere, ma questa volta per non peccare di omissione, mi chiedo: è per ignoranza che la Chiesa di San Domenico è esclusa o è un atto deliberato? In tal Caso, non credo che sia voluto dalla pubblica amministrazione, ma forse da altri che preferiscono tenere quanto più è possibile nell’ombra la Chiesa di San Domenico”.
Spietata la conclusione:” Se mi chiede il perché, con franchezza e come è il mio solito, le rispondo: per sola gelosia ed invidia clericale”. Grave quest’ultima affermazione, che, come dicevano in esordio, sintetizzerebbe lo sfogo di una presunta “indifferenza” colposa verso l’impegno di questo sacerdote, che già come vice parroco a “San Giovanni” aveva dimostrato, con don Michele Ricci, di interpretare una dinamica e feconda azione parrocchiale. Al punto che ancora oggi tanti vorrebbero un suo ritorno laddove ha lasciato la impronta di un impegno significativo. E come interpretare quel: “tenere quanto più possibile nell’ombra la Chiesa di San Domenico”? Chi ha interesse a mettere nell’ombra una Chiesa di forte aggregazione, vivace, accogliente, di qualificato impegno pastorale? Come suol dirsi, sarebbe il classico scherzo da preti? Che proprio scherzo non dovrebbe essere, dato che le fortune di una Chiesa dovrebbero stare in cima alle preoccupazioni di tutto clero. Specie in un momento in cui si dibatte, anche a livello nazionale, sulla sua scarsa presa soprattutto sui giovani, facendo diventare il tempio un cronicario spirituale per quelli che, con la presenza, vogliono assicurarsi un cammino di riparazione in vista della dirittura finale della loro esistenza terrena. Speriamo che don Luigi abbia un po’ calcato la mano, amareggiato com’è per la disattenzione, diciamo così, verso la sua Chiesa. Perché se la denuncia avesse qualche motivo di fondatezza sarebbe molto grave che passasse in cavalleria, come si dice dalle nostre parti. Un prete ostacolato da preti sarebbe il colmo! In estrema sintesi e per dirla chiaramente di questo si tratterebbe!