Spiace davvero vedere il Foggia Calcio ridotto nelle penose condizioni attuali, alla misera vita. La sua fine era scontata, perché anche i nostri amici/nemici foggiani si sono intestarditi a non vedere la realtà, a cullarsi sugli allori, a pensare che il passato glorioso potesse essere sufficiente a salvarsi da una fine ingloriosa, Ne parliamo perché in questo spazio, dopo l’abbandono di Gianni Pitta alla guida del Lucera, si è parlato di una possibile collaborazione con il Foggia Calcio, attraverso cui il Lucera si sarebbe potuto salvare. E noi, al solito, a metter tutti in guardia:” La società foggiana non ha un becco, non ha neppure i mezzi finanziari per potersi salvare per proprio conto, per cui tutte le voci che circolano in questo senso sono solo velleitarie, fantasiose e nulla più ”. E così è stato. Anche a Foggia, come a Lucera, in tanti puntavano su una classe imprenditoriale che ormai non esiste più. Quella rete di imprenditori risalente ai tempi di Lelio La Notte ( ai tempi del Foggia in serie A) , per fare un esempio, si è andata disfacendo, man mano che la politica ha ritirato il suo sostegno a questa categoria di operatori, molti dei quali aiutavano il mondo del pallone, ma nel contempo avevano benefici diretti o indiretti attraverso appalti e compagnia cantando che il Comune ( e i suoi enti collaterali) mettevano a loro disposizione.
Oltre, si capisce, ai contributi importanti che si concedevano a supporto del pallone, che politicamente veniva considerato socialmente utile e importante, anche ai fini di assicurare all’esterno una buona immagine della città. Insomma, una maniera di fare pubblicità alla città. Soprattutto con l’arrivo di Pasquale Casillo in tanti si sono dati alla pazza gioia, pensando che “o presidente” potesse fare i miracoli senza quattrini. Il primo a fiutare lo stato delle cose è stato Zeman, il quale ha tagliato la corda senza preavviso. Ed aveva ragione. Perché è stato il Foggia a barare, facendo intendere di ripercorre con lui le tappe di un tempo. A Lucera tanti sprovveduti facevano rimbalzare voci di contatto con i dirigenti foggiani, i quali promettevano mari e monti, pur sapendo di non poterlo fare. E anche la fine del Lucera non poteva che avere connotazioni simili a quella del Foggia, pur con le dovute differenze di categoria. Certo, perdere il Foggia ai livelli alti del calcio italiano è un fatto grave, ma lo è soprattutto per la perdita di credibilità nel contesto regionale e nazionale. Per il calcio il Foggia poteva fare da traino a tutte le società minori, pure attraverso la possibilità di coltivare i vivai in collaborazione e scambiarsi gli elementi dotati.
Le dimissioni del Sindaco Mongelli hanno, poi, ancor più buttato nella disperazioni i tanti tifosi, che nonostante tutto, partecipano attivamente alle sorti della squadra. A questo punto, come è stato detto da tante parti, bisogna ricominciare daccapo. Sarà dura, ma su questa strade si sono già immesse altre squadra anche più gloriose del Foggia. Bisogna comprendere che il calcio non è un mondo a se stante e che in qualche modo deve scontare le pene di una crisi generalizzata. E anche il calcio deve fare qualche passo indietro per relazionarsi con la condizione generale del Paese.
a.d.m.


