Dopo il capo della Procura della Repubblica di Foggia, dottor Vincenzo Russo, è sceso in campo a difendere energicamente il Tribunale di Foggia anche il presidente dell’Ordine Forense del capoluogo dauno, l’avvocato Mario Antonio Ciarambino, il quale ha testualmente detto (alla domanda di un collega del quotidiano regionale:” Cosa significherebbe per la Giustizia in terra di Capitanata la “scomparsa” di un Tribunale storico come quello di Lucera?”) : “Sarebbe un dramma, sì dramma è la parola esatta. Comporterebbe di accorparlo a quello di Foggia, dove già i carichi di lavoro sono eccessivi; e non è che unificando i due Tribunali la situazione migliorerebbe come organici di Magistrati e personale amministrativo. Bisogna rendersi conto che la Capitanata è una delle province più estese d’Italia e del suo circondario fanno parte anche Trinitapoli, Margherita di Savoia e San Ferdinando, che appartengono alla sesta Provincia. Un territorio così grande non può essere ”governato” da un solo Tribunale. Con Lucera, che rappresenta un presidio di Giustizia in zone dove esistono clan mafiosi agguerriti, verrebbero chiuse anche le sezioni distaccate sul Gargano, penalizzando soprattutto i cittadini costretti a fare centinaia di chilometri per partecipare ai processi a Foggia”. Bisogna davvero dare atto a questi operatori della Giustizia del capoluogo della passione con cui si stanno spendendo per la difesa del Tribunale lucerino. E bisogna farlo anche in nome di quella ritrovata solidarietà, la cui mancanza in passato non ha prodotto buoni frutti, anche in questo specifico comparto della vita pubblica.
Inoltre, le loro argomentazioni sono largamente condivisibili e fanno il paio con quelle messe in campo dal presidente dell’Ordine Forense di Lucera, l’avvocato Giuseppe Agnusdei, il quale, con i suoi collaboratori, sta facendo la spola con Roma per evitare che i passi compiuti con il precedente Governo Berlusconi si disperdano nelle stanze dei “professori” della Bocconi. Va ulteriormente ribadito che il mantenimento del presidio lucerino è una priorità per le popolazioni del circondario. E non per un fatto di campanile o per la mera soddisfazione di avere sul posto una istituzione di prestigio (come alcuni maliziosamente vorrebbero far intendere!), ma per una ragione di servizio cui le popolazioni interessate hanno diritto e non possono rinunciare, ragione che interseca direttamente la vita sociale. Ancora. L’avvocato Ciarambino ha messo il dito sulla piaga a proposito della possibilità di ridurre i costi del mantenimento della struttura lucerina, affermando in buona sostanza che due debolezze non fanno una fortezza e, anzi, si andrebbe a vanificare quanto di buono esprime la sede giudiziaria lucerina e ad accrescere i costi, senza avere in contropartita un riscontro positivo per quella foggiana.
L’avvocato Agnusdei nelle memorie che ha lasciato sui tavoli romani ha documentato la piena funzionalità e agibilità del Tribunale lucerino in termini di soddisfazione per il buon lavoro svolto, che ha consentito di ridurre all’osso l’arretrato (in controtendenza con quanto avviene altrove!), pur con organico di magistrati e collaboratori a vario titolo ridotto ai minimi termini. Ed ha dimostrato che la sua presenza ha pure una funzione scoraggiante per la delinquenza comunque la si voglia chiamare e classificare, anche perché ciò fisiologicamente comporta un legame più stretto, quotidiano, intenso con le forze dell’ordine qui operanti. Infine, bisogna evitare di procedere in termini ragioneristici, perché in materia di giustizia, come già detto, le connotazioni, gli effetti indotti e le amplificazioni sociali hanno una valenza notevole. Ed godono anche ( perché non dirlo?) del sostegno di tradizioni che hanno illuminato tante fasi della vita giudiziaria di Capitanata e di Lucera in particolare. Le tradizioni non sono qualcosa da considerare come un qualsiasi distintivo da mettere sul bavero a motivo di compiaciuto riconoscimento. Esse, viceversa, rappresentano la prova provata della lungimiranza illuminata di chi ha voluto la nascita di tali strutture e del fatto che il loro funzionamento è ben radicato nella coscienza popolare. E con una determinazione ed una lotta che appartengono alla migliore storia della nostra città.
Antonio Di Muro