Si fa presto a parlare di modelli, d’imitazione, di quanto la statura morale di una persona dipende dalla disponibilità di validi esempi, di quanto importante sia seguirli passo passo, con attenzione, ripetendone le mosse finché non diventino naturali, finché non diventino nostre. Tutto questo sarà anche vero, ma in pratica aiuta ben poco. Non ci dice quando qualcuno diventa per noi un esempio, un modello, che cosa ci deve scattare dentro perché si passi dalla semplice, disinteressata o magari divertita osservazione di un nostro simile, al desiderio e alla capacità di fare come lui. Certo, ad un modello occorre affidarsi, lasciarsi andare; certo, nei suoi confronti bisogna adottare un atteggiamento passivo. Padre Angelo è stato un modello per molti, tantissimi, giovani di Lucera. Egli è stato, come si dice: un maestro di vita. I giovani, costituivano per Padre Angelo, la sua grande attrattiva, lo scopo della sua azione, la motivazione di tutti i suoi sforzi. Il suo impegno è sempre stato volto all’educazione, alla formazione ed alla “salvezza” dei suoi amati giovani: “…devo lavorare in profondità con i giovani, con un idoneo programma spirituale…”, così è possibile leggere tra i suoi appunti, contenuti in uno dei suoi tanti diari. L’”Opera Nuova”, di “San Giuseppe”, è anche meglio nota, a Lucera, come l’”Opera Padre Angelo”; e ciò lo si deve proprio al suo carattere di “scuola” che ha sempre esercitato. Padre Angelo ha esercitato la sua missione apostolica a Lucera, basandosi proprio sull’educazione dei giovani, diventando per loro un “modello”, alla stregua di un “calco” del quale acquisire la forma, offrendo la minor resistenza possibile, facendo in modo che la forma che già abbiamo sia il meno possibile d’impaccio e d’ostacolo. E’, questa, un’immagine metaforica, abbastanza suggestiva: l’immagine ricorda un pezzo di cera che è scaldato e liquefatto, prima di essere versato in uno stampo. Ma è solo un’immagine, appunto. I “suoi” giovani, però, non erano “pezzi di cera”, ma esseri umani, i quali per “scaldarsi” si sono lasciati andare e si sono affidati al loro modello. Tutto ciò gli ha consentito di diventare delle persone che, anche a distanza di tanti anni, riconoscono la grandezza del loro modello e ne continuano ad ammirare le meraviglie che ha saputo compiere. Quanto è straordinario tutto questo! E’ straordinario come ci si sia potuti “fidare” di qualcuno senza tante discussioni, senza troppi pre-giudizi, basandosi unicamente sulle sue azioni. La “maestria” di Padre Angelo, è sempre stata fondata sulla sua capacità di stabilire un bellissimo rapporto personale con ciascuno. Questo rapporto, era essenzialmente di tipo affettivo. La sua maestria, si manifestava in ogni istante della sua vita e della sua giornata: era capace di raccontare favole ai ragazzini, cosi come affrontava ragionamenti complessi con i giovani più adulti. Per tutti, aveva parole giuste e opportune. Se non si rischiasse di utilizzare una parola un po’ abusata, si potrebbe dire che questo rapporto, che Padre Angelo era capace di instaurare, era un rapporto fondato sull’amore. Nella sua Lettera ai Corinzi, San Paolo ci riporta ai primordi del cristianesimo, e termina dicendo: “rimangono la fede, la speranza e l’amore, queste tre cose. Tuttavia, la più importante è l’amore”. Padre Angelo, ha certamente tenuto ben conto delle parole dell’apostolo Paolo; nonostante il turbine delle sue molteplici attività e occupazioni, riusciva sempre a trovare il tempo e lo spazio, per effondere il suo amore. Egli è stato maestro e educatore instancabile e generoso, uno splendido esempio per tutti, di dedizione e di apostolato attivo. Per questo, gliene saremo per sempre grati.
Antonio Barbaro
ex allievo