Strillano i giornali nelle loro titolazioni: Troia vuole sganciarsi dalla Diocesi di Lucera e tornare a fare coppia con Foggia. I giornali fanno il loro mestiere, nel senso che nel sensazionalismo, specie quando di tratta di materia clericale, vanno a nozze giusto per vedere accrescere il loro monte vendite, che in questo periodo si abbassa ogni giorno. Le cose dette in maniera semplificata lasciano supporre che a Troia il primo problema sia quello di licenziare Lucera, mentre le cose non stanno così. Troia, intesa come entità istituzionale, non sta proprio su queste posizioni, come dimostra l’esito della visita pastorale che ha riunito fraternamente la comunità cittadina attorno al loro Pastore, il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, Sindaco in testa, che, fino a propria contraria, rappresenta la cittadinanza. E allora da dove nasce tutta questa incomprensibile polemica? Da alcuni soggetti autonomi, variamente associati, che rivendicano cose assurde e lanciano accuse a destra e a manca cercando forse una visibilità mediatica, che altrimenti non potrebbero avere. Noi leggiamo e rileggiamo i documenti passati alla stampa, specie a quella online, e francamente non riusciamo a comprendere quale è il tema di fondo delle tante, chilometriche argomentazioni.
Le cose vengono presentate come Troia, nella sua espressione diocesana, venga trascurata, emarginata, colpita nella sua nobile tradizione, quasi osteggiata e mal difesa nella custodia e rilancio del suo patrimonio culturale. Nella realtà non esiste nulla di tutto questo per quello che a noi risulta. Sin dal suo ingresso Il Vescovo Mons. Cornacchia ha sempre considerato i due centri – Lucera e Troia – su un piano di assoluta pari dignità, nel senso che mai gli è passata per la mente l’idea di fare classifiche in relazione all’importanza delle due realtà diocesane. Troia è stata sempre tenuta nella debita considerazione, come confermano anche le attenzioni rivolte alla tutela e al mantenimento dell’Episcopio in maniera dignitosa, facendo addirittura sorgere un museo diocesano che nobilita proprio quella storia, quella tradizione e quella cultura per i quali i soggetti contestatori lamentano segnali di disattenzione. Mons. Cornacchia inoltre più vantare di suo un carattere equilibrato, moderato, prudente, saggio, per cui imposta sempre la sua azione tenendosi al riparo da divaricazioni che potrebbero arrecare qualche ferita. Addebitargli ostracismo è fuori da ogni contesto di credibilità. Inoltre, non fanno bene alla Chiesa questi signori dalla contestazione facile, i quali farebbero meglio a collaborare e trovare quelle soluzioni che facciano veramente il bene comune. Non si comprende cosa avrebbe da guadagnare Troia in caso di ritorno con Foggia, che, anche per le sue dimensioni, finirebbe col trattarla in posizione perlomeno subordinata.
Ci rendiamo conto che con la riforma delle Diocesi gli accorpamenti quasi mai hanno fatti sintesi, nel senso che sono state mal digerite anche dal clero di quelle a cui è stata tolta l’autonomia. Questo è comprensibile dal punto di vista umano. Resta il fatto che la riforma è stata varata dal Vaticano, per cui in loco bisognerebbe solo accettarla senza discutere, per obbedienza. Sabotarla significa aprire vecchie ferite e cercare a tutti i costi responsabili che tali non sono. Anche in altri centri della Capitanata si è verificata la stessa situazione, ma alla fine si è trovato il modo di convivere pacificamente. Pure Bovino, ad esempio, ogni tanto strilla per l’annessione a Foggia, ma non per questo ha provocato problemi. Dunque, sarebbe il momento di mettere alle spalle queste assurde rivendicazioni, che provocano solo disorientamento tra in fedeli e null’altro.
a.d.m.