Ci accorgiamo di avere degli ammirati, invidiati e inestimabili patrimoni di storia, cultura e archeologia solo quando sono i forestieri a farcelo notare. Accade ogni giorno al Sud e particolarmente in Puglia quando vengono dalle nostre parti delegazioni di studiosi o gruppi di turisti. Qualche esempio. Si è molto parlato in questi giorni sui giornali del grande leone funerario in pietra abbandonato a ridosso dell’atrio del palazzo municipale di Lucera, leone che gli esperti definiscono un raro reperto storico tra i pochi esistenti nel Mezzogiorno ( l’unico ad essere rimasto integro) e riferito all’epoca imperiale. Il grande leone, a grandezza naturale, è stato da un po’ di anni abbandonato tra le folte sterpaglie dell’ex giardino comunale, esposto alla azione vandalica che lo ha sfregiato in più parti e danneggiato la sua splendida criniera. Tutto questo sotto gli occhi degli amministratori e consiglieri comunali che qui transitano quotidianamente. Altrove lo avrebbero valorizzato, ad esempio, alla stessa stregua dei bronzi di Riace, dicono alcuni estimatori dell’animale di pietra. Se è per questo non andrebbe soltanto salvaguardato il leone di epoca romana. Bisognerebbe farlo per tutta la città che un cantiere di antichità e di monumentalità, espressione di diverse civiltà e di un mondo culturale di eccellenza, quello decantato dal grande storico Giambattista Gifuni. Andrebbero salvaguardati il castello svevo-angioino, la trecentesca Basilica Cattedrale, l’anfiteatro augusteo, le teme romane, la trecentesca chiesa di San Francesco Antonio Fasani, l’unico santo della Capitanata. Invece, accade che i grandi ritrovamenti degli scavi archeologici di “San Giusto” si trovano ancora in una situazione provvisoria e di fatto abbandonati, come la piazza centrale della città, piazza Duomo, sfregiata da un edificio cadente e pericoloso che fa brutto spettacolo di sé proprio a fianco della Basilica Cattedrale. E come la mettiamo per il museo “Fiorelli” e la biblioteca “Bonghi” che non godono di buona politica, benché siano due istituzioni di avanguardia nel Meridione?
Naturalmente il problema della tutela del nostro patrimonio di cultura e di storia riguarda tutto il Mezzogiorno, dove la memoria di antiche civiltà si tramandano attraverso una testimonianza di storia e di cultura davvero senza eguali. Eppure, tutto questo ben di Dio fa sfoggio solo sulle vecchie cartoline illustrate, perché nella realtà per esso quasi sempre manca una programmazione organica che consenta di tenere sotto osservazione prima di tutto le condizioni di buona conservazione. Non solo. E sarebbe anche il caso di poter utilizzare tale immenso patrimonio immettendolo in un circuito promozionale, che possa far incoraggiare e lievitare l’afflusso di visitatori e di mettere così i Comuni di riferimento nelle condizioni di avere qualche risultato anche dal punto di vista economico. Insomma, è il caso di poter unire l’utile al dilettevole. Invece, nulla accade di tutto ciò. Le nostre città abbandono di cartelli inneggianti ai siti d’arte, ma senza un riscontro vero sul modo di intendere e promuovere arte. Eppure, in tutti i programmi elettorali questo problema si trova sempre ai primi posti degli impegni da mantenere in termini di valorizzazione e salvaguardia, salvo, poi, dimenticarsene ad insediamento avvenuto.