Il Ghetto di Rignano Garganico, come le altre tendopoli esistenti nel territorio della Capitanata, rappresentate un vero e proprio scempio per una società che pretende di essere civile.
Centinaia di persone giunte in Italia per lavorare soprattutto nel settore agricolo, si ritrovano a vivere in condizioni oltraggiose per la loro dignità: servizi igienici ripugnanti, promiscuità indesiderata, lavoro nero e sottopagato, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione.
Ogni sorta di ingiustizia accade sotto lo sguardo indifferente delle istituzioni.
L’attuale Presidente della Regione Puglia, Emiliano, e prima di lui il Presidente Vendola e l’assessore alle politiche sociali Minervini, avevano promesso di trovare una soluzione al problema: parole al vento, capaci di suscitare soltanto l’ottuso diniego dei comuni interessati.
Eppure, le condizioni dei migranti hanno conseguenze dirette sulle vite di tutti noi, spesso con risvolti drammatici.
I lavoratori stagionali costituiscono un’enorme fonte di ricchezza per i caporali e per gli agricoltori che scelgono l’illegalità, potendo arruolare a costi irrisori braccianti dalla produttività eccezionale. Con la conseguenza che a pagarne le spese sono gli imprenditori onesti, oltre che gli stessi lavoratori.
Inoltre, questi inferni a cielo aperto sono zone franche per la proliferazione della delinquenza, compresa quella volta allo sfruttamento della prostituzione, visto che molte delle ragazze costrette a vendere il proprio corpo sulle nostre strade, è tenuta letteralmente prigioniera dei propri aguzzini in quei luoghi orrendi.
Il Meet Up del Movimento 5 Stelle di Lucera chiede e sollecita che si interrompa immediatamente lo sperpero di ingenti risorse pubbliche che fino ad oggi ha caratterizzato le infelici politiche di intervento approntate dalla Regione Puglia, e propone che si dia attuazione ai seguenti punti programmatici:
• I Comuni di Capitanata che attingono dalla forza lavoro stagionale, garantiscano ai lavoratori migranti ospitalità e servizi, allo scopo precipuo di evitare l’isolamento e la ghettizzazione in quartieri dormitorio o peggio in tendopoli come quelle esistenti; a tal fine, si prevedano bandi pubblici per l’adesione dei privati cittadini che intendano locare immobili abitativi ai lavoratori, sia in città che in campagna, ovviamente dietro corresponsione di una pigione adeguata, da porre in parte a carico dei lavoratori stessi e in parte a carico della Regione Puglia, in modo da garantire tariffe agevolate.
• Ogni Comune ospitante predisponga tutte le strutture necessarie a fornire i servizi essenziali ai migranti (dal servizio mensa all’assistenza igienico-sanitaria, ai trasporti pubblici da e per i luoghi di lavoro), attingendo ad un fondo regionale dedicato.
• Si attuino politiche concrete di integrazione, mediante l’insegnamento della lingua italiana, dell’educazione civica e delle leggi basilari di convivenza.
• Si intraprenda una vera strategia di repressione di ogni forma di intermediazione illecita di manodopera (c.d. caporalato), rafforzando la disciplina regionale in materia, ad esempio prevedendo l’obbligo di comunicazione preventiva delle assunzioni anche a mezzo voucher, nonché meccanismi premiali per gli imprenditori che dimostreranno di aver ottemperato a tutti i precetti normativi nell’ambito della formazione professionale, della prevenzione degli infortuni, e dell’applicazione dei contratti collettivi di riferimento.
Le nostre città e le nostre campagne si stanno spopolando, lasciate in balia degli inquinatori e dei ladri. Ebbene, invece di emarginare i migranti, si dovrebbe pensare a quali benefici la loro presenza potrebbe portare all’intera collettività.
Attuando il piano di accoglienza e integrazione come da noi proposto:
- si potrebbero ripopolare le campagne e i centri storici dei piccoli comuni, che verrebbero quindi presidiati anche grazie alla presenza dei lavoratori migranti;
- si creerebbero posti di lavoro da impiegare nel fornire servizi e assistenza ai lavoratori migranti;
- si combatterebbe a fondo il lavoro nero, grazie alla possibilità di monitorare i migranti e di verificare dove si recano a lavoro.
L’integrazione è l’unica via per un futuro migliore.