Ci risiamo con la storia dei vecchi e dei giovani. Ci risiamo con le statistiche e analisi che mirano a stabilire la superiorità dei maschietti sul posto di lavoro in termini di rendimento e di capacità organizzative. Ci risiamo con l’alzata di stupidi steccati che tardano a sparire, benché le donne abbiano conquistato, con meriti e spesso con assoluta dedizione, quei campi una volta di pertinenza esclusiva degli uomini. Sotto sotto, si vorrebbe ancora dimostrare che sul posto di lavoro vi sarebbe una supremazia dell’uomo in termini di rendimento, cosa che viene sconfessata dai fatti ogni giorno, dalle innegabili conquiste delle donne nel pianeta lavoro. Una indagine di questo tipo è stata commissionata all’Università di Calabria dalla Coldiretti, una specie di studio di mercato volto a determinare il tasso di rendimento sul posto di lavoro, le attitudini e le specificità professionali , il tutto messo anche in relazione al sesso delle professionalità prese in considerazione. Chiunque, come chi stila queste note, ha avuto la possibilità di operare in ambienti di lavoro misti, come di far parte di classi di ambo i sessi, ha avuto la prova che nella competizione uomo/donna non sempre il primo riesce ad uscire vincitore, se non altro perché in tante occasioni la donna ha più senso organizzativo e dell’ordine, più spirito di collaborazione, più sensibilità verso il collega e più applicazione.
Certo, il problema si complica quando le donne sono costrette ad assentarsi frequentemente perché stanno per diventare o sono diventate mamme. Ma, in questi casi le assenze e i permessi, peraltro previsti dalla legge, sono comprensibili e giustificati, dato che qualcuno deve pur fare i figli ed allevarli! Ma, questa crepa non dipende dalla volontà delle donne. E’ perché, soprattutto al Sud, mancano le strutture per poter accompagnare la donna/mamma sul posto di lavoro. Il riferimento è soprattutto alla mancanza di asili nido e di mense all’interno delle strutture aziendali pubbliche e private o di altre opportunità volte ad agevolare il compito della madre/lavoratrice. Laddove questi luoghi esistono, anche la presenza della lavoratrice si stabilizza, diventa continuativa, più attenta verso il processo produttivo aziendale. Conclusione: lasciamo stare le statistiche e le indagini schematizzate, che spesso non dicono nulla. Diciamo che quantomeno l’uomo e la donna stanno sullo stesso piano in termini di rendimento. E se questo non avviene è perché in alcuni momenti non vi sono strutture di accompagnamento e di sostegno soprattutto per le donne madri. E tante volte per colpe della insensibilità operativa degli uomini!