Cresce il numero delle iniziative per rianimare la rete delle banche locali al Sud. Nei giorni scorsi, ne sono state segnalate altre due in Capitanata, laddove lo smantellamento di questi istituti di credito è stato addirittura selvaggio, sino a quasi sradicare tutta la rete preesistente. E’ tornata la volontà di fare sistema nel comparto del credito, che oggi viene considerato quasi un incidente di percorso da parte dei grandi gruppi bancari con mente e cuore al Nord. L’idea portante di fare i distributori automatici del credito inglobando semplicemente (e facilmente!) gli sportelli delle banche territoriali si è rivelato un flop, se consideriamo che è in atto il processo inverso, attraverso cui di vanno chiudendo le filiali che tutto sommato facevano solo doppione e non anche utili. Non è che cambiando il logo il risultato è lo stesso! I grandi gruppi si sono presentati in pompa magna, esibendo i muscoli attraverso il loro potenziale informatico riversato sui servizi, che servono poco se non vengono integrati da un accompagnamento di armonica fidelizzazione che contempli in primis il sostegno creditizio. La constatazione di fondo che si evidenzia nelle relazioni dei titolari di azienda ( e anche da parte dei privati) riguarda il mancato “ascolto” all’interno del sistema bancario globalizzato, quell’ascolto che era il modo per verificare davvero il respiro delle aziende, specie di quelle di piccole dimensioni, che vivono impiegando risorse personali e beneficiando di una rete interconnessa di soggetti economici inseriti nella stessa platea della clientela della propria banca.
Insomma, è venuta a mancare la cosiddetta umanizzazione del rapporto bancario, che in passato aveva connotazioni quasi famigliari, con il responsabile della filiale che si portava in azienda anche per assumere una funzione di consulenza, di indirizzo, magari ispiratrice di nuove iniziative. E il titolare dell’azienda considerava di casa la propria banca, con la quale interagiva su un piano meno formale, ma ricco di spirito veramente collaborativo. Inoltre, i primi clienti della banca locale erano proprio i soci, i quali, investendo i propri risparmi in loco, non solo credevano nell’iniziativa intrapresa, ma diventavano anche soggetti che esprimevano fiducia nelle forze imprenditoriali del luogo e diffondevano speranza circa il superamento di eventuali crisi. Ora è tutto diverso perché valgono prevalentemente le carte e i fidi vengono accordati o meno in relazione a quanto sentenzia il freddo computer con “Basilea” uno, due, tre, cioè i vincoli di stampo estero. La erogazione dei fidi è diventata un fatto quasi burocratico, poiché non tiene conto di altri fattori non contemplati, quali la capacità imprenditoriale, la moralità del richiedente, la validità dei progetti, il retroterra e la tradizione del territorio in cui si opera. Non sono questi elementi di minore importanza nel rapporto fiduciario, poiché al di là delle carte, talvolta non proprio genuine, c’è l’uomo con le sue capacità e con l’orgoglio di essere moralmente inattaccabile. La nascita di queste nuove banche locali rinverdiscono una antica tradizione pugliese, che ha sempre puntato sulle realtà locali creditizie per sostenere la propria economia. Ecco perché noi pugliesi dovremmo tifare per il buon fine queste iniziative.