Fanno notizia in questo periodo le vicende di aziende pubbliche vicine al fallimento e risanate dopo l’ingresso di privati nel capitale aziendale o attraverso la chiamata al loro capezzale di manager sganciati dalla politica. E non può essere diversamente, tenuto conto dell’andazzo di come vanno le cose nel settore pubblico. Due esempi. L’ASL di Salerno, una delle più sgangherate d’Italia, è tornata a tenere i conti a posto, grazie al lavoro di un commissario che ha saputo gestire le risorse in modo appropriato e, per di più, senza penalizzare i servizi. L’Amgas di Foggia, per stare dalle nostre parti, è stata letteralmente salvata dal vicino fallimento. E’ successo che nel capitale sociale è subentrata all’80% una società privata, che di fatto ha preso in mano le redini dell’azienda, eliminando la pletora di amministratori mandati dalla politica, i quali negli anni hanno fatto più clientela che altro. Oggi questa azienda, da stato fallimentare, è passata a maturare utili, cosa che sino a qualche anno fa era impensabile e soprattutto considerata velleitaria dalla politica, che deteneva il cento per cento del capitale attraverso il Comune, unico socio. Non solo. L’Amgas, la società che distribuisce il gas ai foggiani, è divenuta anche una azienda con i servizi in linea con quelli offerti dalle concorrenti più agguerrite sul mercato nazionale, riscoprendo quell’orgoglio cittadino legato ad una azienda che ha profonde radici localistiche.
Questa è la dimostrazione che quando i servizi pubblici sono gestiti dalla politica, di tutte le bandiere, i risultati non possono che essere negativi. Perché la politica pensa a tutt’altre cose e soprattutto alla maniera di radicarsi facendo clientela. I privati, invece, pensano all’utilità dei servizi rapportandoli anche ai costi di gestione. Cosa è accaduto di tanto straordinario a Salerno e Foggia? Nulla di eccezionale. A Salerno hanno chiamato un manager che non deve dar conto ai partiti e a Foggia un management che fa seria gestione aziendale. Tutto il resto è rimasto immutato, a cominciare dagli organici, talvolta assenteisti, che si sono messi in riga e finalmente hanno compreso che è cambiata aria e che bisogna d’ora innanzi pedalare e produrre. Naturalmente le aziende sono tornate all’attivo e il socio pubblico ( il Comune) non deve fare più iniezioni di denaro fresco e di far pesare sui cittadini il peso di tali operazioni in termini di maggiore pressione fiscale. Tutto semplice,no? Proprio per questo in Italia paradossalmente non si realizzano le cose semplici!