Ripartire dal Sud: è ormai diventato uno slogan, una sorta di litania. Come sia possibile farlo è un mistero, posto che tutte le ricette proposte dalle nostre parti si perdono nel tunnel della inconcludenza. Che poi siano i nostri politici (anche uomini di governo e leader di partito) a dirlo è ancor più paradossale, posto che la lezioncina andrebbe risolta a loro che hanno nelle mani le leve del comando e delle decisioni. Il ritornello di ripartire dal Sud ha inizio con la cessazione degli interventi straordinari nel Sud, che aveva come riferimento la Cassa per il Mezzogiorno ( interventi a fondo perduto) e la nascita dell’Isveimer (che contemplava i finanziamenti a medio e lungo termine, a tasso agevolato). Il sistema era in sé funzionale alla condizione economica del Mezzogiorno di quel momento, se non fossero stati i partiti a demolirlo con le loro crescenti pretese clientelari. Non è vero che tutto sia da buttare di quell’esperienza, posto che molte iniziative sono andate a buon fine e ancora oggi alcune realtà aziendali vivono e prosperano sui benefici di quegli interventi. Quando la situazione divenne insostenibile perché la politica dei finanziamenti passò in mano alle lobby dei partiti, si invocò l’azzeramento del sistema, con la richiesta di un nuovo modello di intervento che potesse eludere la pressione della classe politica. In realtà, non si è fatto nulla, se non azzerare il tutto senza ottenere qualcosa di concreto in alternativa.
Ed oggi stiamo pagando le conseguenze, con l’aggravante che dobbiamo sorbirci tutte le sollecitazioni a riprendere la politica degli incentivi nuovo modello, come se la colpa fosse la nostra. Ovviamente, andrebbe proprio superato il concetto di straordinarietà. Come per il Nord, anche il Sud avrebbe bisogno di una politica di ordinarietà degli interventi, quelli, insomma, capaci di avviare un processo di sviluppo organico, radicale, omogeneo, capillare. E che questo sia vero è dimostrato dalla recente presa di posizione del presidente di Confindustria campana Giorgio Fiore in un recente congresso, il quale ha chiesto al ministro Francesco Profumo come mai i progetti del Sud devono essere sempre considerati straordinari, mentre quelli del Nord rientrano nella casella di quelli ordinari. Insomma, hanno aggiunto Nichi Vendola e Alba Sasso, bisogna finirla di trattare il Sud con straordinarietà, quasi si trattasse di una malato terminale. E’ questa la chiave di volta per realizzare veramente la ripartenza dal Sud. Il resto appartiene al mondo delle chiacchiere o delle illusioni.