Il rapporto di un gruppo di ricercatori universitari inglesi, guidato dal professor Barri Jones, ritiene che le terme romane di Lucera, il cui sito si trova a ridosso del centro storico, potrebbe addirittura diventare un polo anche per il Sud, a condizione che l’intero sito venga compiutamente esplorato, sino a ridosso dell’anfiteatro augusteo. Si ritiene quest’ultimo la punta di iceberg di tale zona ricca di civiltà romanica, mentre in realtà rappresenterebbe uno degli elementi, pur se indiscutibilmente significativo, di una presenza generalizzata di preziosi reperti antichi. I risultati dell’indagine, allargatasi anche al castello svevo angioino, furono presi in seria considerazione dal Presidente della “Pro Loco”, Gennaro Vecchiarino, il quale, anche in qualità di assessore, fece subito riportare alla luce i resti delle terme romane, fino ad allora sepolte sotto una montagna di terreno di risulta. E con le terme vennero alla luce anche preziosi mosaici. L’area venne recintata per proteggerla da atti di vandalismo e da quanti l’avrebbero scambiata presto per discarica di rifiuti. Il valore storico e culturale della loro presenza venne avvalorata appunto dalle indagini archeologiche di questi ricercatori, i quali immaginarono che si potesse far nascere una vasta area di interesse archeologico, con l’anfiteatro a fare da elemento trainante di un lavoro promozionale.
Il lavoro dei ricercatori coinvolse anche l’area più celebrata di Lucera , quella del maniero svevo, che fu messa sotto osservazione, rilevandone la presenza potenziale nel sottosuolo di sacche archeologiche molto significative, meritevoli di essere portate alla luce. Il problema di valorizzare al meglio le terme romane è tornato in questi giorni di attualità, anche con riferimento al programma di salvaguardare e tutelare i resti del materiale archeologico rinvenuto a seguito degli scavi di “San Giusto”. Per intanto, però, occorrerebbe attrezzare tutta il sito delle terme, che allo stato appaiono slegate da tutto il contesto, che non è per nulla edificante sotto l’aspetto urbanistico. Anche perché quella recensione è stata danneggiata, cosicché il rischio che Vecchiarino aveva paventato si sta rivelando reale. Naturalmente la vicinanza delle terme all’anfiteatro romano agevolerebbe la individuazione di una sorta di itinerario archeologico, che darebbe vantaggi facilmente immaginabili circa crescita del movimento dei visitatori, a beneficio di un rilancio turistico e culturale di cui Lucera ha tanto bisogno, ma che tarda a concretarsi, nonostante il possesso di una monumentalità di interesse storico artistico davvero rilevante nel Mezzogiorno. Il fatto che si sia ripreso a parlare delle terme romane è certamente positivo, purché ai propositi seguano i fatti. Cosa che, purtroppo, non sempre accade.