Non si può morire così tra l’indifferenza generale, anzi è il caso di dire che è scandaloso morire così! Sono trascorsi quasi due mesi dall’incidente che ha stroncato la vita alla professoressa Lidia Del Gaudio, 70anni, senza che sia venuto fuori un minimo elemento che possa condurre alla individuazione dell’investitore. Era la mattina di uno splendido 8 giugno scorso. La professoressa Del Gaudio, moglie dell’avvocato Martino Di Lorenzo, transitava a piedi lungo la centralissima via IV Novembre, con destinazione un vicino esercizio commerciale. Ad un tratto pare sia stata “toccata” da una macchina in transito, che in precedenza non avrebbe neppure risparmiato un ragazzo a bordo di una bicicletta. Proprio nell’azione di rimbalzo, diciamo così, la Del Gaudio sarebbe stata coinvolta nell’incidente. Quest’ultimo sembrava di poco conto, mentre in realtà si è rivelato di una gravità tale da portare la donna alla morte. Sul caso è caduto un silenzio neppure pietoso, posto che sembrerebbe che le indagini siano state archiviate con un nulla di fatto. Bisognerebbe vergognarsi dinanzi a casi del genere. Una morte finita nel dimenticatoio, anche per ragioni omertose, dovrebbe far vergognare tutti. No, non si può morire così! Va gridato con forza!
E’ impossibile che quel giorno nessuno abbia visto o sentito, benché in strada sostassero o transitassero tante persone. Il nome dell’investitore poteva essere indicato in tanti modi, eventualmente anche con una segnalazione anonima alle forze dell’ordine. Anche indicando i numeri di targa o le caratteristiche della stessa. L’impressione è che questo caso non abbia avuto la necessaria attenzione, per cui presto è finito come carta straccia tra le cose di ordinaria amministrazione. Anche dinanzi ai tanti appelli che si sono levati da tante parti ed anche da queste colonne nell’immediatezza del sinistro. La perdita della professoressa Del Gaudio, ovviamente, ha aperto una grave ferita all’interno della sua famiglia, laddove il suo apporto animava e cementava ogni giorno rapporti rivenienti da una formazione civica/religiosa di primissimo ordine. Che si sia aperta questa ferita evidentemente non importa né all’investitore, né a quelli che hanno sulla coscienza il mancato apporto per portare alla luce il volto delittuoso. Però, va detto, senza mezzi termini, che è davvero una brutta storia, che va al di là delle persone coinvolte. E’ una storia che rivela il volto della nostra società cosiddetta moderna, sempre pronta a girarsi dall’altra parte quando si tratta di assumersi un pizzico di responsabilità. E’ una società destinata, prima o poi, a spegnarsi tra le sue stesse omissioni e contraddizioni.