Rosario Livatino è beato: decisa la data. Ma cerimonia per pochi intimi. Riflessioni e considerazioni della DS Rosa MANELLA
Premessa:
Il Centro Studi “Monti Dauni”, voluto ardentemente dalla mia persona, è nato con lo scopo ambizioso di conservare e fornire, attraverso la narrazione, uno strumento di ricerca per una continuità tra passato e futuro, un mezzo che rafforzasse la coscienza di ciò che è stato per poter interpretare ciò che è e progettare ciò che sarà, attraverso l’indizione di un Concorso Nazionale aperto a tutte le scuole di ogni ordine e grado d’Italia.
Nel 2018 la tematica del concorso è stata: “Personaggi e luoghi della mia terra”.
Tantissimi gli elaborati pervenuti delle varie scuole italiane, da cui emergeva forte, il desiderio di mettere su carta ricordi lontani che il tempo via via cancella.
Vincitore della Sezione B –Scuole Secondarie di 1° e biennio del 2° grado, è risultato essere l’elaborato “B602”, della classe 3C dell’ISC “Rapisardi” di Canicattì (Agrigento)
Racconto bellissimo e fantastico nella descrizione di un personaggio a loro tanto caro, il magistrato Rosario Livatino, morto giovanissimo per mano della mafia.
Questo elaborato ha dato l’imput ai docenti e agli studenti del nostro Istituto Comprensivo e di altri,(attraverso la pubblicazione di una antologia con tutti gli elaborati finalisti del concorso ed inviata a tutte le scuole), ad approfondirne la conoscenza del magistrato, poiché poco conosciuto nei nostri ed altri territori.
Perché questa premessa?
Semplicemente per riflettere insieme su quello che sta succedendo e il collegamento all’elaborato.
“Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, che non ci si deve permette di uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è via verità e vita, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”
Così ebbe a dire il 9 maggio 1993, al termine della Messa celebrata nella spianata dei Templi di Agrigento, San Giovanni Paolo II.
Il 9 maggio 2021 la Chiesa innalza agli onori degli altari il magistrato Rosario Livatino, il “Giudice ragazzino”, come lo soprannominò l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il “santocchio”, come lo definì, con spregio, il mafioso Giuseppe Di Caro.
Il 22 dicembre 2020, Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce il martirio “in odio alla fede”.
Il “santocchio” era ritenuto dalla mafia, a causa del suo essere cristiano, inavvicinabile, irriducibile a qualsiasi tentativo di corruzione (Papa Francesco).
Il 21 settembre 1990 la mafia decise di mettere fine alla sua giovane vita lungo la statale che ogni mattina percorreva con la sua utilitaria da Canicattì - dove viveva con i genitori - al tribunale di Agrigento: non sopportava che qual giovane magistrato fosse non solo un credente – come i tanti che si incontrano nelle nostre chiese – ma, soprattutto una persona credibile.
Il 26 maggio del 2018, in occasione della premiazione della prima edizione del concorso letterario nazionale “Monti Dauni”, organizzato dall’omonimo Istituto Scolastico Comprensivo di Celenza Valfortore (Fg), molti studenti, e non solo, ebbero l’occasione di incontrare il “Giudice ragazzino” grazie alla classe IIIC della Scuola Secondaria di 1° grado “Rapisardi” di Canicattì (Agrigento) che, con il racconto “B602”, si aggiudicò il primo premio.
Quel racconto, che parlava di Rosario Livatino e del suo andare consapevolmente incontro alla morte per amore della verità e della giustizia, terminava con una sua frase: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”.
Ecco! Credo che il segreto della santità di questo martire della violenza mafiosa, alla pari di Don Pino Puglisi, sia tutta qui: nella credibilità della sua testimonianza cristiana. Nella lettera ai Colossesi San Paolo così scrive: “E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù” (Cfr. Col. 3,17).
Tutto ciò che Rosario Livatino ha detto e fatto nella sua giovane vita, lo ha detto e fatto nel nome di Gesù Cristo.
Bene ha fatto Papa Francesco a riconoscere il martirio di questo “santocchio”; la sua beatificazione dice a noi, stanchi cristiani di quest’epoca confusa e drammatica, che la santità la si conquista nel quotidiano spendersi per la verità e la giustizia, senza scendere a compromessi con le logiche del mondo.
Nel vangelo di Matteo è riportata questa frase: “Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona” (Mt. 6,24).
Con il suo martirio, il giudice Rosario Livatino ci dice quanto sia profondamente vera!
Mai avrei pensato, unitamente alla Commissione del Centro Studi “Monti Dauni” da me presieduta, che il concorso nazionale 2018 (ne ravvedo l’intervento di un progetto divino), ci avrebbe avvicinato ad un personaggio così grande, da commemorare dopo la Beatificazione del 9 maggio 2021, a cui possiamo rivolgerci con le nostre preghiere e intercedere il Signore tramite LUI, per le nostre e altrui necessità, affinchè la violenza che incombe nell’animo umano, soprattutto nei giovani ed in questo particolare periodo, possa debellarsi con l’esplosione di un amore vero verso gli alti.
-RACCONTO
B602
C’era fermento lassù, come accadeva sempre per le convocazioni.
Stavolta era il turno dei numeri da B600 a B700. Subbuglio, ansia, aspettative dominavano gli animi. Le matricole avrebbero dovuto affrontare una vita che non avevano scelto e di cui non sapevano nulla.
La sensazione di vuoto era forte perché si sentivano cieche di fronte ad un futuro ignoto. L’aria era intrisa di agitazione. Mancava poco al grande momento.
A sorpresa entrò nella sala di attesa un addetto alle assegnazioni che impose immediatamente il silenzio. Qualche secondo di quiete e la sua voce rimbombò: «B602, vieni con me! Ti vuol parlare il capo».
Che qualcuno, prima del grande viaggio, venisse convocato dal capo era un fatto insolito. Rimaneva, comunque, un ordine da rispettare. La matricola B602 lasciò i suoi compagni e si diresse verso la stanza del responsabile del settore. Durante la lunga marcia nel corridoio di collegamento, si chiese quale potesse essere il motivo di quella chiamata. Mille pensieri si affollavano nella sua mente senza che riuscisse ad elaborare alcuna ipotesi. Pochi passi e si ritrovò davanti la porta di chi comandava quel posto. A breve avrebbe avuto le sue risposte, fece un respiro profondo ed entrò.
«Benvenuto B602» aprì l’uomo dietro la scrivania con tono preoccupato.
B602, bloccato dall’incertezza per quello che gli stava accadendo, rispose con un sorriso. «Ti domanderai perché sei qui…»
L’espressione dipinta sul volto della matricola non lasciava dubbi sull’interpretazione della risposta.
«Come avrai capito è ora di andare. La partenza è stata già fissata per il 3 ottobre.
La festa quassù è finita… sempre che tu voglia accettare...»
Il capo colse al volo il lampo di sorpresa che apparve veloce sul volto di quella giovane anima.
Continuò. «Sì, lo so… di solito inviamo e basta, senza tante manfrine, ma nel tuo caso mi hanno detto che un’eccezione era d’obbligo… quindi toccherà a te la scelta. Mi hanno anche riferito che sei un tipo tosto.»
La matricola B602 si sentì gratificata per il complimento, ma comprendeva ancora poco quelle parole.
La piccola soddisfazione lasciò subito spazio alla preoccupazione per le ragioni che avevano giustificato quel trattamento speciale.
«Andiamo al dunque!» riprese il responsabile degli invii, che estrasse un foglio dalla carpetta appoggiata sulla scrivania. Iniziò a leggere con gli occhi. Poi fissò l matricola.
«La tua scheda è zeppa di informazioni, ma ti leggerò solo quelle più importanti in modo che tu possa prendere le tua decisione… se te la senti o no di affrontare la vita che ti vorremmo assegnare.»
B602 annuì rispettoso.
«Leggo che sarai equilibrato, responsabile, coerente… soprattutto giusto… devo ammettere che non capita tutti i giorni di trovare delle schede-inviati come la tua.»
Qualche secondo di pausa sembrò scolpire ancora di più la tensione.
«Andrai in una posto molto colorato dove le tue giornate saranno intense e impegnative. Questo luogo è ricco di gente con un cuore enorme, ma anche una
Terra su cui pesano grandi contraddizioni e dove alcuni Tizi chiamati Mafia ci creano un sacco di problemi: causeranno il tuo sacrificio.»
«Sacrificio?” chiese B602 preoccupato.
«Sarai un magistrato e dovrai lottare contro quei balordi, le loro radici e le loro collusioni. Alcuni credono che questa guerra non potrà essere vinta, invece ti anticipo che ci riusciremo grazie anche a chi come te contribuirà con la propria dolorosa battaglia. Sconfiggeremo questo male che distrugge ogni cosa. Ti costerà…»
Il capo si interruppe bruscamente. Non aveva il coraggio di continuare.
B602 aveva capito tutto e con uno sguardo deciso, risoluto e dolce allo stesso tempo, lo invitò a continuare, ma senza risultato… quindi ruppe quell’impasse.
«Sarà la mia fine, vero? Sarò ucciso…»
«Il tuo sacrificio non sarà vano perché scuoterai le coscienze di tutti i cittadini onesti… e ce ne sono tantissimi lì. Non sarai solo. A lottare con te ci saranno sia persone comuni che altri uomini che ricoprono ruoli importanti come quello che dovrai assumerti.»
«Questo mi consola, perché da solo io non potrei fare tanto.»
Il responsabile delle spedizioni approvò con una smorfia. Poi riprese a leggere.
«Leggo qui alcune avvertenze… vediamo… Laggiù ti chiederanno di essere morbido, lassista e incolpevolmente debole. Ti tenteranno, cercheranno di violarti.»
«Sarò solo schiavo della mia coscienza” rispose quasi indispettito B602.
«Bene! Era proprio quello che mi volevo sentir dire.»
«Un’ultima raccomandazione. Nella tua scheda è messa ben in evidenza.»
«Sono tutt’orecchi.»
«Quando tornerai quassù non ti chiederemo quanto sarai stato credente, ma quanto sarai stato credibile. Capisci cosa voglio dire?»
«Farò del mio meglio!»
Arrivò la domanda fondamentale.
«Accetti l’incarico?»
«Sì, accetto!»
«Ne ero sicuro.»
B602 rimase immobile senza lasciar trasparire alcuna emozione.
«Come ti dicevo, nascerai il 3 ottobre. La tua destinazione è Canicattì. Verrai ricordato come il Giudice ragazzino e il tuo nome sarà Rosario Livatino.»