Non è vero che i soliti noti della politica non si possono mandare a casa. Altrimenti sarebbe una barzelletta andare a votare! La domanda di tanti è: che senso ha recarsi alle urne se in circolazione troviamo sempre le solite facce? Di qui il fenomeno dell’astensionismo. Così posto il problema acquista toni qualunquistici. La democrazia, però, ha potenzialmente in sé gli anticorpi per ovviare alla situazione di stagnazione in atto. A patto di saper utilizzare gli strumenti a disposizione, che spesso non sono conosciuti o vengono maneggiati in modo improprio, per non dire maldestro. Ci spieghiamo. E’ vero che circolano sempre le solite facce, in un valzer di posizionamenti che comprendono l’intero arco politico, costituzionale, come si diceva un tempo. Ma, va doverosamente detto che questa situazione è voluta anche da noi, perché quando andiamo a votare, anche per una sorta di pigrizia mentale, mettiamo la classica crocetta sempre sugli stessi nomi, rinunciando a valutare seriamente il quadro umano, morale e professionali dl resto dei partecipanti. Se provassimo a fare il check- up sui candidati scopriremmo tutti i pendolari della politica, , ma anche quelli che potrebbero battersi per gli interessi legittimi della città. Inoltre, i soliti noti si trovano sempre in partita per il fatto che l’astensionismo li favorisce e possono contare sulle sirene mediatiche compiacenti.
L’errore, comunque, sta a monte, nel senso che dovrebbero essere i partiti a presentare liste che tengano lontani i soliti noti, anche quando costoro sono portatori di consensi attraverso sponsor che manovrano nell’ombra, talvolta col concorso di gruppi famigliari. L’inghippo sorge quando pure nei partiti sostano i soliti noti, quelli che manovrano i fili e diventano cinghie di trasmissione per conseguire risultati personali o di gruppi. Per superare tale situazione di apparente non ritorno occorrerebbe una mobilitazione civica, nel senso che i cittadini stessi dovrebbero diventare protagonisti del loro futuro, con una partecipazione diretta alla vita pubblica, non lasciando più il loro voto alla mercé di spazi di mediazione dai contorni oscuri. Così verrebbe abbassata l’asticella dell’astensionismo e, nel contempo, si fornirebbero alla città nuove energie, attraverso le quali determinare finalmente un percorso virtuoso diretto a portare Lucera verso un vero cambio di passo.
a.d.m.