Mala tempora currunt, direbbe Cicerone. Nella Diocesi di Lucera-Troia in qualche maniera ha avuto modo di infiltrarsi anche la politica o la parapolitica. Voleva essere diversamente? A Troia (Fg), come è noto, si stanno contendendo la gestione dei beni culturali ecclesiastici, nel senso che alcune associazioni chiedono che la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione di tali beni sia una questione locale e in qualche maniera riferibile all’ex Diocesi di Troia, una volta autonoma, e, quindi, facente storia a sé. Addirittura è intervenuto il primo cittadino a dare voce a questa presa di posizione, benché il Vescovo della Diocesi Lucera-Troia, mons. Domenico Cornacchia, abbia sufficientemente chiarito che non c’è materia del contendere, posto che la questione sollevata è e resta già nella prioritaria considerazione dei programmi diocesani e considerato che allo stato esiste giuridicamente una sola Diocesi, risultante dalla fusione di quella lucerina e della consorella troiana, in applicazione di una prima riforma vaticana. Insomma, Lucera e Troia hanno pari dignità e risultano oggi membra di un solo corpo, benché separate da un trattino, che richiama solo la prima identità. Anche sulla lamentata disattenzione pastorale, il Vescovo ha precisato che i due centri e i rispettivi territori di appartenenza vengono trattati con uguale dignità. Come si evince, tra l’altro, anche dalla celebrazione della Messa Crismale del Mercoledì Santo, che si svolge alternativamente nei due centri. E anche l’attenzione pastorale non manca, benché quest’ultima sia affidata soprattutto all’impegno del clero operante in loco.
Anche Mons. Luigi Di Condio, membro del capitolo cattedrale, assistente spirituale diocesano delle Arciconfraternite, è saggiamente intervenuto sull’argomento, sostenendo che queste presunte rivendicazioni, comunque, non hanno senso, perché se c’è da discutere qualcosa il clero lucerino e il loro Vescovo sono sempre disponibili a confrontarsi perché la Chiesa locale, attraverso la struttura diocesana, possa determinare quei fermenti spirituali frutto di una azione di evangelizzazione dinamica e convinta. Che le espressioni locali civiche abbiamo il diritto ( e il dovere) di porsi a difesa del patrimonio storico e culturale del territorio è scontato. Il tutto, però, bisogna farlo all’interno di un quadro di piena e convinta collaborazione, in modo che tutte le energie rivolte a tal proposito possano integrarsi e porsi a presidio di ogni tentativo di eventuale spoliazione. E in questo senso la Diocesi lo fa egregiamente, come testimoniano i due bei musei diocesani di arte sacra di Lucera e Troia, che il Vescovo, ora emerito, Mons. Francesco Zerrillo e l’attuale Mons. Domenico Cornacchia hanno fatto nascere proprio per non raccogliere e non far disperdere in mille rivoli reperti di grande pregio culturale, storico e religioso. Sono due gioielli che ci vengono invidiati anche in ambiti extraterritoriali e si integrano perfettamente con quelli civici, tra cui il “Fiorelli” di Lucera, veri contenitori e testimoni del passaggio delle tante civiltà che hanno nobilitato la stessa Diocesi, all’interno della quale sia Lucera Troia possono legittimamente reclamare pieno titolo di appartenenza. In ogni caso, bisogna attendere che venga completata la riforma vaticana, per cui, in presenza di una Diocesi provinciale, tutto sarà rimesso alla gestione e alla custodia della Curia del nuovo ente ecclesiale.
Antonio Di Muro