Non bastavano le agenzie di rating a rovinarci il fegato. O, meglio, a rovinarci il portafoglio, posto che dalle loro deduzioni si modificano le condizioni di mercato e, quindi, anche la stabilità dei titoli quotati in borsa. E, nello stesso tempo, l’affidabilità del debito pubblico, rispetto al quale si vanno concertando i complicati interventi internazionali per evitarne la caduta in termini di solvibilità. Si chiede giustamente alle citate agenzie di operare con più discrezione, se non con più obiettività, proprio per evitare che sui mercati possano esserci le infiltrazioni pericolose degli speculatori, che utilizzano gli spazi mediatici per mettere in campo la loro linea comportamentale e spregiudicata. Basta osservare cosa accade in una Borsa tutti i giorni. E se si chiede alle agenzie e agli altri istituti di analisi finanziarie maggiore cautela, a maggior ragione bisognerebbe che anche chi ha responsabilità politiche importanti segua una logica e sana linea di riserbo. Beninteso, non per nascondere la verità o renderla deformata, ma soltanto per consentire che la situazione economica non subisca i colpi aggressivi della speculazione, a danno degli operatori corretti del mercato. In Italia, ormai, si fa largamente politica utilizzando le difficoltà dell’economia, sciorinando dati in libertà non sempre attendibili, giusto per buttare fango sull’avversario di turno, anche se in realtà lo buttano sui cittadini risparmiatori.
L’Italia, si sa, nel contesto internazionale non ha voce in capitolo come la Germania e la Francia, che di fatto sono i capofila di quasi tutte le iniziative che investono l’economia mondiale, insieme agli Stati Uniti. E se anche dalla Germania escono notizie allarmanti a carico dei maggiori responsabili dell’economia globalizzata, allora vuol dire che stiamo imboccando una strada davvero molto pericolosa. Hanno fatto discutere, ad esempio, le recenti dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale si è pronunciata per la linea dura per quegli Stati, tra cui l’Italia, riottosi rispetto alla linea del rigore, dei sacrifici, che significa, in parole povere, negare i sostegni alle economie dissestate o in difficoltà. E’ comprensibile la posizione della cancelliera che si trova in campagna elettorale e, quindi, deve dimostrare ai suoi che non si può ancora fare a lungo la politica della carità a danno dei tedeschi, che sono i maggiori elargitori di aiuti. Però, sarebbe ugualmente il caso di adoperare misura, perché ci troviamo in un campo minato, dove anche uno sbadiglio di alto loco sposta i paletti delle posizioni in campo. Per concludere, sarebbe il caso che politica ed economia marciassero separatamente, per fatti propri, se non quando si fa politica economia che è cosa diversa dai due comparti separatamente considerati.