Incoerenza italica. Chi scrive queste note ha avuto la pazienza di reperire e leggere diverse dichiarazioni di coloro, ancora soggetti attivi della politica italiana , che a suo tempo si schierarono per l’abolizione della vecchia legge elettorale, quella che è stata sostituita dal cosiddetto porcellum inventato dal Ministro leghista Roberto Calderoli. Sotto accusa soprattutto le preferenze, che, si sosteneva, davano adito ad un mercato moralmente discutibile e finanziariamente costoso, dato che i candidati erano costretti ad allearsi pure col diavolo pur di fare incetta di voti personali e molto spesso si procuravano risorse attraverso tangenti e, comunque, con proventi neri o di dubbia provenienza. Inoltre, costoro erano piuttosto critici sul fatto che il capo del Governo dovesse essere indicato dopo le elezioni dai partiti, cosa questa che metteva in vita un meccanismo di dubbia autorevolezza, esposto al fianco di coloro che tenevano il designato sempre sotto schiaffo. Queste stesse persone tifavano per la indicazione delle candidature attraverso l’intervento diretto delle segreteria nazionali e far votare direttamente dagli elettori colui che avrebbe poi preso in mano le redini del Governo, in caso di vittoria. Bene o male il porcellum ha posto rimedio a queste situazioni, anche se la legge, per la stessa ammissione del firmatario, andava successivamente corretta. I nostri della politica ancora in servizio cambiano ora parere e intendono tornare all’antico, spendendosi per le preferenze che per loro rappresenterebbero davvero gli interessi del territorio e che in qualche maniera risponderebbero direttamente ai loro elettori.
Ma, dimenticano che anche quando le designazioni avvenivano in loco, in realtà erano gli stessi partiti a deciderlo attraverso i capi corrente, ai quali non si poteva dire di no. E nel caso di candidature contestate entrava nel gioco di forza la segreteria nazionale. Sono queste cose in qualche maniera vissute dal sottoscritto. Era sostanzialmente una presa in giro quella di dire che i candidati erano di espressione popolare. Comunque, questa attuale legge oggi messa sotto accusa, è stata voluta dal centro destra, ma poi non è stata modificata neppure dalla sinistra che con essa ha vinto con Prodi. E allora come la mettiamo signori della incoerenza? Adesso la legge elettorale è tornata sul tavolo delle discussioni inutili, dato che ciascuno propone il suo modello, quando invece basterebbe lasciarla così com’é, integrandola con le preferenze indicate dai territori per dare agli elettori la possibilità di votare il proprio candidato che conosce, che segue e forse apprezza. Ma proprio perché alla politica italiana le cose semplici non vanno a genio, vedrete che non se ne farà nulla. Per cambiare, esito del referendum a parte, occorrerebbe far sedere attorno al tavolo tutti i partiti, per cercare una soluzione largamente condivisa. Pensate che in Italia ciò sia possibile, con uno schieramento politico dilaniato al suo interno?