In questi giorni forse è avvenuto un miracolo: i fatti legati alla nascita del nuovo Governo hanno dimostrato che, quando si vuole, è possibile sconfiggere quella lenta burocrazia che affligge tanti comparti della nostra vita pubblica. Pensate: in pochi giorni è stato mandato a casa il vecchio Governo e insediato il nuovo e in pochi giorni si sono realizzati tanti passaggi tra commissioni e aule parlamentari, passaggi che in genere devono transitare attraverso defaticanti ristagni tra un luogo istituzionale e l’altro. Dal che si deduce che forse non sono le norme a rallentare l’iter della vita governativa e parlamentare, bensì il comportamento di chi li rappresenta, degli uomini. Perché quando si vuole, quando i problemi sono condivisi è possibile giungere all’approdo della approvazione in termini molto ristretti. Magari i regolamenti saranno pure farraginosi, però all’interno delle norme ci sono le intelligenze degli uomini che possono determinare l’importanza e l’improcastinabilità dei provvedimenti. Resterà nella storia la velocità con cui è stata voltata come un calzino la situazione della politica italiana, addirittura mettendo insieme sulla stessa posizione di fondo condivisa rispetto alla crisi in atto le due maggiori forse politiche (PDL e Pd), che sino al giorno prima se le sono date di santa ragione. Si ha il sospetto che talvolta si voglia di proposito determinare situazioni di impasse, perché così si può ottenere un può di notorietà sui giornali o di accreditarsi paternità molto discutibili, il tutto a danno della efficacia dei provvedimenti stessi.
E un po’ la stessa storia che circola nei tribunali, dove magistrati e avvocati si rimpallano le responsabilità circa la lungaggine dei processi. I magistrati dicono che sono gli avvocati in tanti casi a chiedere il rinvio delle udienze, mentre quest’ultimi sostengono che sono le procedure obiettivamente lunghe e farraginose. Forse la verità sta nel mezzo. Ma, anche qui ci sono processi e processi, nel senso che quando si vuole anche le vertenze giudiziarie vengono concluse in tempi brevi. Talvolta basta scegliersi un bravo avvocato e far emerge interessi largamente coincidenti. Ovviamente, il discorso della lentoburocrazia investe tanti settori della vita pubblica. Vi sono situazioni che si incrostano perché le carte finiscono nelle mani di dipendenti che traccheggiano oltre ogni limite di sopportazione, spesso per il solo gusto di attribuirsi facoltà decisionali che li rende importanti, boriosi, mammasantissima della situazione. A scapito del povero cittadino, che talvolta è costretto di spostarsi da un ufficio all’altro solo per sapere di chi è la competenza della pratica. Insomma, per concludere, forse più delle norme bisognerebbe cambiare la mentalità di tanti di noi mentre operiamo nella sede decisionale o dietro uno sportello pubblico.
