Se i magistrati della Procura della Repubblica di Trani hanno deciso di metterci le mani ( e la faccia) nella storia delle agenzie di rating (grandi fondi di investimento americani e anglosassoni) vuol dire che probabilmente qualcosa non va nel comportamento di questo inusuale servizio ispettivo, che sembra controllare a senso unico. I magistrati di Trani non avrebbero aperto un fascicolo su eventuali illeciti comportamenti nella elaborazione e diffusione dei dati se non avessero ipotizzato elementi che potrebbero portare alla individuazione di reati. Inoltre, qui si tratta di scontrarsi con potenti organizzazioni americane, che condizionano i mercati e le economie mondiali. Insomma, non si può pensare in una iniziativa avventurosa, pena perdere credibilità all’interno di un contesto mondiale. Si potrebbe anche aggiungere che l’intervento della Procura di Trani è stato coraggioso, benché obbligato per via delle denunce pervenute sul suo tavolo. Ma, si sa come vanno le cose. Si potrebbe sempre trovare il cavillo e agire all’insegna del “chi me lo fa fare”!. Che il comportamento di queste agenzie sia perlomeno sospetto è ora condiviso da quasi tutte le forze politiche italiane ed anche all’estero. Prima si diceva che Berlusconi se la prendeva con queste agenzie per difendere la sua linea economica del suo Governo, convinzione questa che ha impedito a lungo di esaminare obiettivamente l’azione di tali organismi.
Ora che Berlusconi non c’è più in tanti si sono convinti che effettivamente qualcosa non quadra nelle valutazione delle agenzie, se le stesse hanno classificato privi di rischio i bond americani poi scoppiati e declassato il debito pubblico italiano proprio mentre le borse andavano su e lo spread giù. Una cacofonia in termini che farebbe rabbrividire qualsiasi economista. Ma, la domanda è: quali interessi hanno questi signori capitalisti delle agenzie a comportarsi così? Il sospetto è che l’economia americana, attraverso il declassamento dell’euro, miri a ritornare egemone sui mercati mondiali, attraverso il rafforzamento della sua moneta, il dollaro, come sostengono tanti analisti. Prima si parlava di linea imperialista in termini militari, ora sembrerebbe che le tentazioni monopolistiche si siano trasferite nel campo dell’economia. Se ciò possa portare a qualche vantaggio degli americani è tutto da dimostrare. Certamente non è indebolendo le economie e le monete degli stati alleati che si possa andare troppo lontano e portare vantaggi alla propria, che si muove sempre all’interno dei vasi comunicanti. Piuttosto, andrebbe fatto il contrario per rafforzare la propria posizione dinanzi alle economie di quegli Stati che stanno venendo fuori alla grande e che sono fuori dal contesto di solidarietà che dovrebbe animare e sostenere la bandiera americana e quelle degli stati amici. Discorso complicato. Quello che è importante è stabilire subito se il comportamento di queste agenzie è ortodosso e meno. Non per semplice curiosità, ma perché le conseguenze vanno sul nostro portafoglio.