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La Trinità Intellettuale che Pontifica sulla Scuola

La Trinità Intellettuale che Pontifica sulla Scuola

a cura del prof. Alfredo A. Padalino

- C’è una liturgia ormai stanca, ma sempre applaudita dai salotti televisivi e dai feed dei social: quella della “trinità culturale” italiana — Crepet, Recalcati e Galimberti — che continua a pontificare sulla scuola, sugli insegnanti, sui ragazzi, come se ogni aula del Paese fosse un loro personale laboratorio di esperimenti teorici. Parlano con l’aria assorta di chi osserva il mondo da un piano elevato, ma non si vede mai la traccia concreta di un registro, di un compito corretto alle due di notte, di una classe ribollente da reinventare ogni mattina.

La cosa curiosa — o forse irritante — è che non mettono piede in una vera aula scolastica dai tempi in cui il gesso scricchiolava sulle lavagne di ardesia. E nel caso di Galimberti, la storia è ancor più emblematica: dopo l'esperienza da professore liceale durata dodici anni, decide di traslocare all’università perché, a suo dire, il contatto quotidiano con gli adolescenti gli risultava limitante, quasi un ostacolo alla sua emancipazione intellettuale. Fra l’altro, non va dimenticato un dettaglio che dovrebbe far riflettere: Galimberti ha insegnato in un liceo fino al lontano 1979. È da allora — mezzo secolo fa — che non vive più dall’interno una scuola vera, con i suoi mutamenti epocali, le sue ferite, le sue continue reinvenzioni. Le sue conoscenze dirette sul mondo scolastico appartengono a un’Italia che non esiste più, a un universo fatto di registri cartacei, gessetti spezzati e famiglie ancora timorose di contestare un professore. Eppure continua a parlare dell’oggi con la sicurezza di chi, pur avendo abbandonato quel campo cinquant’anni fa, ritiene ancora di conoscerne i percorsi, le fatiche, le derive. Un po’ come commentare la meteorologia guardando il cielo di ieri.

A onor del vero, esiste un’importante eccezione: il professor Vincenzo Schettini, il docente di Fisica che ha saputo trasformare la sua passione in un fenomeno mediatico di enorme successo. È forse l’unico, negli ultimi anni, ad aver portato nelle piazze virtuali una voce autenticamente scolastica, fresca, innervata nell’esperienza quotidiana con gli studenti. Ma anche qui emerge un paradosso difficile da ignorare: si tratta comunque di una figura maschile, come tutti i grandi “esperti” chiamati a discutere pubblicamente di scuola, quando le aule italiane sono abitate per l’85% da donne in cattedra. Una sproporzione che rende ancora più evidente l’estraneità del dibattito pubblico rispetto alla realtà viva delle classi.

In tempi recenti, anche la fiction televisiva ha tentato di raccontare il mondo della scuola: la serie "Un professore", con Alessandro Gassmann, ha riscosso interesse e consensi per il modo intenso e drammatico in cui rappresenta la vita in aula. Tuttavia, come spesso accade con le fiction, rischia di fornire un’immagine distorta della realtà quotidiana. Così come certe serie su preti e suore, in un’epoca di crisi delle vocazioni, fanno sembrare che l’Italia sia sorretta da missionari in abbondanza, anche "Un professore" suggerisce l’idea di educatori eroici e sempre disponibili. Nella realtà, invece, l’Italia si regge su insegnanti soverchiati dagli impegni burocratici, prevalentemente di sesso femminile, e in molti casi praticamente assenti nelle posizioni di leadership educativa.

Nel frattempo, chi vive la scuola davvero — i docenti che ogni giorno affrontano ragazzi complessi, famiglie complicate, programmi schizofrenici, riforme annunciate e mai compiute — rimane inascoltato. Su giornali, sugli schermi, nei talk della sera, non si leggono né si ascoltano quasi mai le voci di chi ha decenni di esperienza reale, concreta, sudata. Insegnanti che parlano con cognizione e non per mestiere divinatorio. Professionisti che sanno quanto sia difficile tenere insieme la disciplina, la motivazione, la cultura e, a volte, anche la fragilità di chi hai davanti.

Io non mi sono mai permesso né mi permetterei di spiegare agli psicologi, ai terapeuti, ai professori universitari come si esercita al meglio il loro lavoro. Eppure loro, i tre sacerdoti laici della nostra contemporaneità, trovano sempre il modo di suggerire cosa dovrebbero fare gli insegnanti, come dovrebbero cambiare, chi dovrebbero diventare per “salvare” le nuove generazioni da una presunta catastrofe educativa.

Il punto è che questa distanza siderale tra chi parla della scuola e chi ci vive dentro ogni giorno è diventata insopportabile. Non è solo un problema di legittimità: è un problema di credibilità. Di realtà contro teoria. Di mani sporche di gesso — o di pixel, ormai — contro mani levigate, impegnate più nel gesto ampio della predica che nel lavoro minuzioso della relazione umana.

La scuola, per chi la conosce sul serio, non è un concetto astratto, ma un organismo vivo; non è a distanza, ma a contatto. Forse sarebbe il caso che, ogni tanto, a parlare fossero meno gli oracoli maschili della filosofia pop e un po’ di più le donne che portano ogni giorno sulle spalle l’intero edificio dell’educazione italiana.

Eppure, si continua a chiamare sempre loro. Perché la cultura, in Italia, spesso preferisce l’eco alla voce, il presunto prestigio alla fatica quotidiana. Anche quando questa scelta produce solo rumore ed elimina ciò che davvero servirebbe: ascoltare chi sa. Chi c’è. Chi ogni giorno tiene in piedi, tra mille difficoltà e senza palchi, la fragile architettura dell’educazione.

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Redazione

Luceranet.it, un nuovo sito ed un nuovo quotidiano per la città di Lucera, ma il cui sguardo andrà anche al di là della Capitanata.

Luceranet.it, un nuovo sito ed un nuovo quotidiano per la città di Lucera, ma il cui sguardo andrà anche al di là della Capitanata. Cronaca Politica Sport e Curiosità, questi sono alcuni degli ingredienti della nuova testata giornalistica. Qualcuno potrebbe obbiettare che per una realtà come Lucera, i quotidiani on line siano troppi. Mi permetto di non essere d'accordo, in quanto più voci raccontano la realtà, più possono essere divulgati i pareri e le opinioni della gente, dopotutto la democrazia è sopratutto questo. La nostra testata, infatti, è libera e dà libero accesso a chiunque voglia collaborare ed esprimere il proprio pensiero, sottolineo che comunque il rapporto è libero e gratuito. Ringrazio sin da ora chiunque potrà dare la sua la fattiva collaborazione. Dopo essere stato uno degli editori, di Sunday Radio ed una delle sue voci più famose per tantissimi anni, mi appresto ora ad affrontare una nuova avventura, questa volta nel web e spero che questa sia foriera di successi e nuove soddisfazioni. Le premesse e l'entusiasmo ci sono, a voi lettori il giudizio finale.

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