Un fossato per dividere, il solco dell’odio e della diffidenza: da una parte la fortezza angioina cristiana, dall’altra la città musulmana di sveva memoria sotto il ferreo controllo delle armi. Un’infausta minacciosa cittadella militare per opprimere Lucera araba non per difenderla. Il palazzo di Federico, edificato dal 1233 era un’imponente torre quadrata che dominava il paesaggio fino a Castel del Monte, custode della Camera regia dell’imperatore con armi, tesori, stoffe pregiate, preziose opere d’arte antica. Oggi del palazzo federiciano residuano le fondamenta circondate dal perimetro della Cavalleria costruzione a tronco di piramide forse non sveva, ma un’aggiunta angioina per isolare il palazzo svevo nella riorganizzazione militare della fortezza. La torre sigillata quadrata aveva quattro torrette angolari sul cammino di ronda e presenta solo le feritoie della Galleria dei tiratori ma nessun varco d’ingresso per cui si pensa ad una struttura mobile per l’accesso o l’uso dei cunicoli sotterranei, come il passaggio che portava al Pozzo dell’Imperatore. Ai piani nobili si accedeva con scala a chiocciola un uomo alla volta, la torre era inserita in un contesto militare formidabile e custodiva segreti inesplorati: gli addetti venivano retribuiti meglio dei militari della fortezza, era d’obbligo in epoca angioina la presenza di un religioso officiante e un complesso regolamento di garanzia per l’apertura. Altri misteri collegano i segni lapidari delle torri perimetrali alla società multietnica del XIII sec. ma anche a segreti indecifrati dei lapicidi e di rilievo è il mito dell’ottagono e la misconosciuta documentazione pittoricadella Sindone di Lucera nella rappresentazione del Cristo morto e stranamente senza stimmate in cattedrale.
Costantino Postiglione