La parola dimissioni, come un cattivo presagio, si è materializzata lo scorso 22 ottobre 2014. Antonio Zoila la legge a fatica, guarda i suoi arbitri, quasi si commuove. Sette mesi fa e’ andato via in silenzio , Antonio, e si lascia alle spalle 25 anni di una carriera irripetibile e ricca di ricordi e soddisfazioni. L’ultimo giorno da arbitro di Zoila non si è consumato sul campo di gioco ma in una saletta parrocchiale dove ha espresso ai suoi arbitri la volontà di lasciare l’arbitraggio e la sezione arbitrale da lui fondata e diretta per 14 anni. Una carriera, quella di Antonio, iniziata sui campetti parrocchiali, quando aveva solo 15 anni, passando per i più popolari tornei della provincia fino ad arrivare al ruolo di Responsabile Provinciale degli Arbitri del Centro Sportivo Italiano.
Come mai questa scelta di lasciare definitivamente l’arbitraggio?
Purtroppo la durata delle nostre passioni come quella della nostra vita, non dipende da noi - Le passioni moderate producono uomini comuni e in questo caso arbitri comuni. In questo momento ho la volontà di vincere una passione che in fin dei conti è la volontà di un’altra o diverse altre passioni. Ognuno ha bisogno di trovare ragioni alla propria passione e io in questo momento non riesco a trovarle.
Quanto è sofferta questa scelta?
Lascio l’arbitraggio e il ruolo di Responsabile degli arbitri davvero straziato e con il cuore gonfio di emozione, ma fiero ed orgoglioso di averne fatto piccola parte, cosa che non dimenticherò mai per tutto il resto della mia esistenza, ormai più povera dopo tale distacco.
L’arbitraggio logora a tal punto?
Oggi la ragione vince sulla passione e questo significa che quest’ultima è andata scemando in questi lunghi anni”. L’ambiente calcistico amatoriale è cambiato molto in questi 25 anni e non riesco più a ritrovare le motivazioni e l’entusiasmo per restarci.
Cosa non ti piace del calcio amatoriale attuale?
Quando ho cominciato i campi da calcio erano pochissimi e l’equipaggiamento era ai minimi termini, ma la voglia e l’entusiasmo per il calcio era enorme. Si andava sul campo molto tempo prima dell’inizio della gara. Oggi si hanno a disposizione bellissime strutture con tutti i confort e si arriva sul campo perfino in ritardo di ore. Inoltre alcune persone non riescono a scindere il momento dell’agonismo dalla vita di tutti i giorni e spesso questa mancanza genera contrasti.
Cosa ti ha dato l’arbitraggio e cosa invece ti ha tolto?
Posso dire che mi ha dato qualcosa di introvabile. Mi ha dato la possibilità di crescere caratterialmente e maturare. Mi ha regalato la possibilità di vivere nello sport e per lo sport conoscendo tantissime persone meravigliose. Non mi ha levato nulla, perché quando ho capito che cominciava a togliermi qualcosa e a pesarmi, ho smesso immediatamente.
Cosa ti senti di dire a tutti coloro con cui hai collaborato o semplicemente hai incontrato in questa lunga carriera?
Saluto tutti coloro che in questi 25 anni di carriera ho avuto modo di conoscere sui tanti campi di gioco. Un abbraccio particolare va ai miei più stretti collaboratori, agli organizzatori e ai tanti calciatori che mi hanno apprezzato, aldilà delle inevitabili incomprensioni che spesso potevano scaturire da una partita di calcio. Per quelli che non mi hanno stimato, forse il mio addio risulterà tardivo, ma li ringrazio comunque per avermi sopportato nel reciproco rispetto.
Alla fine come spesso dicevo ai giocatori in campo - e’ solo una partita-, la mia è arrivata al fischio finale.


