E’ di poche ore fa la notizia che Gaetano Gifuni ci ha lasciati. La notizia è arrivata con un sussurro discreto, così come era lui. E’ da qualche anno che osservo con un certo distacco le vicissitudini della nostra Lucera, riuscendo mio malgrado a distinguere i grandi uomini da quelli che amano davvero poco la città. Tra i primi vi è certamente Gaetano Gifuni.
Quando ho raggiunto la maturità, cioè circa 30 anni or sono, si parlava tanto dei personaggi illustri della nostra città, quasi idolatrando coloro che rivestivano alte cariche nello Stato o in enti privati. Una di queste era certamente Gaetano Gifuni, una figura austera e severa, che dall’alto ha sempre guardato, osservato e curato discretamente i luoghi delle sue origini. E si tratta di origini nobili, individuate nel palazzo di Corso Garibaldi dove ha vissuto, e vive, da sempre la sua famiglia. Una famiglia che con Giambattista Gifuni, suo padre e storico bibliotecario amico di Benedetto Croce, ha impartito lezioni di stile e di lucerinità a tanti. Tuttavia negli ultimi anni di lui si parlava sempre meno, a dimostrazione della memoria corta che tutti abbiamo e dell’ingratitudine che colpisce la gente, ma soprattutto le istituzioni, che non riescono a tramandare correttamente la propria storia e i protagonisti che l’hanno fatta.
Ricordiamolo quello che è stato Gifuni: Segretario generale del Senato per moltissimi anni, poi Segretario generale della Presidenza della Repubblica coi presidenti Scalfaro (per i due mandati) e Ciampi, oltre che Ministro per i rapporti con il Parlamento in uno dei Governi di Amintore Fanfani. Scusate se è poco!
Sua Eminenza (o eminenza grigia come veniva chiamato) nelle poche volte che mi è capitato di incontrare o intervistare non mi è mai apparso persona altezzosa o schiva, come lo sono in verità tanti politicanti locali, non è mai stato attore principale nella scena politica, conscio – da amante del teatro vero – che la spalla a volte sul palco vale più di chi è attore protagonista. Egli amava tantissimo la nostra città, e lo dimostra il fatto che questo amore è stato trasmesso ai suoi due figli, Fabrizio in particolare, che a Lucera ci tornano spesso e volentieri. Un amore mal corrisposto però, visto che la città ha perso l’occasione di attribuirgli la cittadinanza onoraria che pure è stata elargita (molto benevolmente) a diversi cittadini illustri degli ultimi decenni. Magari si potrà ancora fare, alla memoria, ma non sarà la stessa cosa.
Ritengo che con Gifuni va via molta della nostra lucerinità, quella vera fatta di lucerini veri. Di quelli che si sono battuti senza pretendere le luci dei riflettori. Eppure Gifuni di riflettori ne avrebbe potuti avere considerando quello che è stato.
Se ne è andato un pezzo della nostra storia, quella vera e leale, paragonabile soltanto alle perdite del Tribunale o dell’Ospedale. Rispetto a trenta anni fa camminare a Lucera non ha lo stesso effetto… da oggi ancora di più.
Un vero peccato per tutti noi.
Emanuele Faccilongo