Scandalo vero o presunto a Palazzo Mozzagruno: Vincenzo Forte è stato eletto presidente della commissione urbanistica, su indicazione di un collega di maggioranza del PDL, Michele Barisciani! Che sarà mai? direbbe Maurizio Costanzo! Non si poteva, dicono i signori della politica, perché Forte appartiene ad un partito – il Pd - che si pone all’opposizione nell’aula consigliare. Ma, questa è una storia che riguarda un partito maggiorenne e vaccinato, che dovrebbe sapere come comportarsi in tali casi, specie se gli stessi sono da valutare sotto il profilo disciplinare. Noi, tornando al tema di apertura e ponendoci forse controcorrente, riteniamo che la indicazione di Vincenzo Forte sia un fatto positivo, anche se espressione di un partito di minoranza, che non sarebbe stato mai coinvolto nella decisione. Insomma, Forte avrebbe agito secondo una propria visione della situazione venutasi a determinare in Consiglio Comunale e non ancorandosi alla indicazione di sigla. La questione, vista secondo gli schemi consolidati della nostra politica, potrebbe destare qualche perplessità. Ma, nei fatti, le cose stanno diversamente. Prima di tutto perché Michele Barisciani, che in precedenza aveva ricoperto il ruolo di presidente di questa commissione, probabilmente si è reso conto che per poter dare una spinta ai problemi urbanistici che languono nei cassetti bisognava affidarsi a qualcuno della minoranza in grado di assolvere proficuamente al compito.
Questa valutazione ha mandato in bestia tutti gli altri della minoranza, i quali hanno assunto comprensibilmente un atteggiamento polemico e di contrasto. E’ chiaro che parlare di minoranza in senso stretto è solo un eufemismo, dato che nei banchi dell’opposizione vi sono tre consiglieri su sei (a parte i fuoriusciti dal PDL o da altra formazione di centro destra), i quali se la cantano e se la suonano a titolo personale. Seconda considerazione. Ormai, è nota la posizione dei fratelli Forte, i quali sono in contrasto con la linea politica del loro partito, anzi di fatto del loro ex partito, posizione questa che hanno esternato in tante circostanze. Ciò significa che, dal loro punto di vista, non devono dar conto ad alcuno. Certo, avrebbero fatto meglio a formalizzare questa loro posizione nelle sedi proprie, così da sgomberare il campo da tutte le possibili divergenze in tema di valutazioni politiche. Noi, molto modestamente, tornando al tema, riteniamo che la indicazione di Vincenzo Forte sia una buona opportunità per l’Amministrazione, così da dare una accelerata ai problemi dell’urbanistica, che sinora non hanno avuto quella attenzione che meritavano.
E non è una esagerazione, se pensiamo che il nuovo piano regolare giace ancora in fase dibattimentale e che il precedente strumento di regolamentazione urbanistica risale nientemeno al 1973! E che l’attuale maggioranza l’aveva collocato al primo posto in campagna elettorale, legando la sua approvazione alla valutazione postuma della qualità dell’azione amministrativa. Insomma, il PUG doveva essere il fiore all’occhiello di Dotoli e compagni, cosa che ancora non si verifica, benché il traguardo di fine legislatura sia ormai vicino. Inoltre, riteniamo che bisogna superare tutti i vecchi schemi, le stomachevoli teorie, i manuali Cencelli e roba del genere, perché la realtà politica sotto i nostri occhi ha abbattuto tutte le vecchie frontiere, affermando prepotentemente il principio del fare più che del parlare e del dichiarare a tempo perso. Forte all’interno della commissione può essere elemento di garanzia e di sprone e, in pari tempo, di vigilanza sui comportamenti dei colleghi di maggioranza, specie dei fannulloni. Il resto appartiene ad un mondo lontano dagli interessi veri della città. Inserire un consigliere dell’opposizione in una commissione consiliare non è poi la fine del mondo, specie se i suoi predecessori di maggioranza non è che abbiano fornito prestazioni di particolare rilievo. Anzi!
a.d.m.