In tanti stanno preparando il funerale a Pasquale Dotoli, primo cittadino di Lucera. Costui viene ormai ritenuto debole politicamente, claudicante, decrepito, cadente, legando questa valutazione al fatto che la lunga lista delle turnazioni degli assessori lo abbia fiaccato nel fisico e nell’immagine. La nostra (modesta) opinione è diversa, in quanto pensiamo che il Sindaco in questo momento sia più forte di alcuni mesi fa, quando in tanti lo vedevano già con la fascia tricolore in mano da consegnare al successore. A pochi mesi dalle elezioni è inimmaginabile che si possa prevedere una sua caduta anticipata. E’ vero che è stato depauperato un patrimonio elettorale immenso (64% dei consensi, se ricordiamo bene), ma è pur vero che egli gode ancora di buoni appoggi, quelli indispensabili per potersi ancora barcamenare, sia pure tra tanti pericolosi marosi. Schematizziamo. Dotoli ha al suo favore uno zoccolo duro, che comunque gli è fedele e sarà tale anche nel prosieguo e in campagna elettorale. Poi c’è un gruppo elastico di politici o presunti tali che non gli è contro, ma neppure a favore. Si regola a seconda delle situazioni e sinora non ha fatto mancare il suo appoggio nei momenti importanti. Poi, c’è un bel gruppetto che gli è ostile a prescindere, anche se immotivatamente sul piano politico, posto che alcuni di questi signori sono stati da lui beneficiati. Non è vero quello che si va dicendo in giro in relazione al fatto che il partito lo abbia già scaricato. Da quello che ci risulta, anzi, parrebbe che il suo nominativo sia ancora tenuto in buona considerazione dalla dirigenza provinciale, che gli riconoscerebbe il merito di aver saputo tenere la barca in navigazione pur senza il supporto politico del partito stesso.
Se risulterà così, è evidente che la situazione sarebbe molto differente da quella lasciata in eredità da Peppino Labbate, il quale, grosso modo, riuscì a portare a termine il mandato, ma con un seguito polemico col suo partito di riferimento. E’ finita come sappiamo, anche perché il buon Peppino non è tipo da calare le brache. Inoltre, lo zoccolo duro di Dotoli è composto da elementi buoni portatori di voti, circostanza questa che in campagna elettorale è di vitale importanza. Al di là delle candidature, i partiti ancora non hanno la necessaria carburazione per poter competere adeguatamente. D’accordo, ci sono delle schermaglie preelettorali, giusto per saggiare il terreno, ma i colpi veri saranno assestati un po’ più in là. Comunque, non v’è dubbio che avranno un ruolo importante le cosiddette liste ad personam, come quella facente capo ad Antonio Tutolo e ai grillini, che dovranno raccogliere tutto il dissenso che hanno lasciato sul campo i partiti tradizionali. All’interno di questo discorso, bisognerà vedere cosa farà il senatore Costantino Dell’Osso, che sembra non intenda più occuparsi di politica direttamente, scottato com’è dalle ultime vicende amministrative.
Ma, sappiamo che Dell’Osso è un carattere imprevedibile, per cui una ulteriore discesa in campo non susciterebbe particolare sorpresa. Queste espressioni della politica non ingabbiate nello schema partito vorranno dimostrare che è possibile governare meglio immettendo con energie fresche, non ancorate alle giaculatorie della politica che ben conosciamo. E in questa direzione sembrerebbe non preferiscano apparentamenti, che, a loro giudizio, li comprometterebbe sul piano dell’immagine, sottraendo quella credibilità di cui ritengono di avere già in dote. Vedremo come andrà a finire. Speriamo meglio di come sono andate sinora le cose, traguardo che non dovrebbe essere impossibile conseguire, tenuto conto dei risultati deludenti che sono sotto gli occhi di tutti.
a.d.m.