Gli antichi mercanti delle Repubbliche Marinare dominavano i traffici commerciali nel Mediterraneo, ma i loro discendenti musicali non sono stati da meno. Nella Genova degli anni Sessanta nacque una scuola di cantautori capace di esportare emozioni e melodie oltre i confini nazionali: Bindi, Paoli, Tenco, Lauzi, De André. Gente che, con chitarra e poesia, avrebbe tracciato nuove rotte nei mari della canzone d’autore.
È il 1964. L’Inghilterra è in piena epoca beat, le classifiche sono un terreno di conquista per i Beatles, gli Animals, i Rolling Stones e gli altri eroi della Swinging London. Eppure, scorrendo le Charts britanniche di quell’anno, si resta sorpresi: in vetta c’è una canzone italiana.
“Il mio mondo”, scritta da Umberto Bindi e Gino Paoli, diventa un successo mondiale grazie all’arrangiamento del grande George Martin — lo stesso genio che lavorava con i Beatles — e alla voce di Cilla Black, astro nascente del Merseyside. Tradotta in inglese come “You’re My World”, la canzone conquista il primo posto in classifica, dove rimane per settimane, aprendo un varco mediterraneo nel cuore della cultura pop britannica.
Un piccolo miracolo: dopo Modugno e prima di Umberto Tozzi, due cantautori liguri portarono l’anima italiana sulle onde radio di tutto il mondo.
Tanto di cappello, dunque, a Umberto Bindi e Gino Paoli — navigatori di note che, come i loro antenati mercanti, seppero trasformare una melodia in una rotta di successo planetario.