Prepariamoci a perdere anche la Diocesi. Ha avuto inizio un altro tormentone, quello che prevedibilmente animerà i dibattiti per un lungo arco di tempo, tra conferme e smentire(finte). In verità, la Diocesi Lucera-Troia è stata sempre in posizione ad alto rischio, praticamente da quando venne deciso l’accorpamento con quella di San Severo, quest’ultima successivamente ritornata alla sua piena autonomia. Per rendere più digeribile l’operazione, Lucera venne salvata, ma messa discutibilmente in tandem con Troia, che, a sua volta, protestò per la perdita della sua autonomia. Da allora – e non solo dalle nostre parti – sono iniziate le guerre intestine tra le Diocesi in qualche maniera salvate e quelle declassate o soppresse. Ricordiamo i colpi bassi all’interno del clero lucerino e , quando le Diocesi di questi due centri vennero identificate con la stessa denominazione, con lo stacco di un semplice trattino! Naturalmente si dirà che non è vero, ma alcuni autorevoli monsignori dell’epoca ci riferirono senza veli che tra i preti non correva di certo buon sangue, per non dire di peggio. Ma, forse non tutti sanno che questo passaggio relativo all’accorpamento delle Diocesi faceva parte ( e fa parte) di un disegno a più largo raggio, nel senso che alla fine si giungerà alla nascita di Diocesi provinciali, sulla copia dello schema istituzionale civile.
Questo significa che col tempo tutte le Diocesi sub provinciali perderanno la loro autonomia e saranno aggregate a Foggia, che coprirà i territori attraverso Vicari Generali, che assumeranno in pratica il ruolo di coordinatori e avranno come vertice il Vescovo di Foggia. Lo si deve fare non solo per dare una distribuzione più razionale alla presenza dei sacerdoti, anche in considerazione della decrescita delle vocazioni, ma pure per ridare slancio all’attività pastorale che è sovrabbondante in alcuni centri praticamente a nascita zero e deficitaria in altri a forte espansione demografica. Si pensi a tanti nostri piccoli centri del Subappennino, che un tempo avevano popolazioni corpose, mentre ora sono ridotti a cronicari e destinati all’estinzione. Si pensi al nuovo modo di comunicare e di viaggiare, mentre in passato un Vescovo era costretto talvolta a percorrere decine e decine di chilometri per raggiungere personalmente il traguardo. Nel clima che sta respirando la nostra città in questi ultimi anni non si intravede alcuna speranza di salvare la Diocesi, qualora le notizie che circolano in questi giorni dovessero trovare concretezza a breve. La domanda: chi difenderà la Diocesi, che già di per sé è considerata , minore rispetto alle altre consorelle provinciali? Non potrà difendersi da sola, evidentemente, perché in questo campo vige rigore assoluto quando si tratta di obbedire al Vaticano.
Dovrebbero difenderla i politici? Ma, quali politici? Quelli che stanno facendo svuotare la città e il territorio del suo patrimonio ospedaliero, sanitario, giudiziario, finanziario e via di seguito? E’ illusorio pensare che ci sia una mobilitazione di questa classe politica, che di per sé non rappresenta neppure se stessa. E, poi, vedrete che cosiddetti cattocomunisti piegheranno il ginocchio in segno di reverenza ed obbedienza, perché non si possono contrastare le decisioni di Santa Madre Chiesa. Ed allora anche un’altro grande pezzo del patrimonio lucerino, religioso, culturale e storico andrà via, con buona pace di quanti pensano ancora che la città rappresenti ancora un presidio di arte e di religiosità.