Ogni tanto qualcuno si ricorda che c’è anche (o soprattutto) la politica del fare. Ogni tanto qualcuno si ricorda che la politica chiacchierona ed inconcludente non attira più e che occorre subito mettersi sulla strada della concretezza se non si vuole essere tracimati dall’onda della contestazione, comunque espressa. A Lucera sembra l’abbiano capito Pd e Psi, da qualche mese federati in Consiglio Comunale, che, in un comunicato congiunto e ad un anno dalle prossime elezioni, hanno, tra l’altro, affermato di volere far nascere una cosiddetta “agenda delle cose da fare,” che deve concentrarsi su pochi punti da realizzare, individuando le persone giuste che siano in grado di realizzare questo cambiamento concettuale ed operativo, che sarebbe epocale, se veramente portato a compimento. Ovviamente, le due forze di sinistra chiamano a raccolta tutte quelle espressioni e quei soggetti che non si identificano col centro destra, ritenuto il colpevole di tutti i mali che attanagliano la città. Ci sarà una sorta di mobilitazione in questa direzione, sperando che il riscontro popolare sia tale da incoraggiare l’iniziativa e porre le basi per una vera inversione di tendenza a Palazzo Mozzagrugno e complessivamente all’interno della stessa azione politica. Va subito notata una contraddizione: nel momento in cui si chiama tutti alla mobilitazione si pongono degli steccati, così da determinare quelle situazioni che in passato hanno determinato incomprensioni e bracci di ferro.
Ma, questo è un dettaglio. E’ importante che la chiamata alle armi sia avvenuta e che si voglia veramente cambiare registro e passo. Non sarà facile, diciamolo subito, perché tante altre iniziative del genere sono fallite nel corso della storia locale, specie quelle annunciate dalle variopinte liste civiche, che si sono disintegrate al contatto con la realtà difficile di tutti i giorni. Ora Pd e PSI si sono dati un secondo tempo per individuare i problemi da affrontare, in una condizione di crisi generalizzata che impegnerà duramente i futuri amministrativi dinanzi alle necessità e alle richieste crescenti delle popolazioni amministrate. Proprio per queste considerazioni, occorre che le forze politiche individuino con serietà i soli obiettivi che veramente hanno qualche possibilità di essere realizzati, facendo i conti con quel poco di finanziario che si ha a disposizione. Illudere ancora i cittadini che si possono realizzare programmi altisonanti e cattedrali nel deserto, giusto per fare presa nell’elettorato, non deve essere più il canovaccio della futura campagna elettorale. Insomma, bisogna evitare di illudere gli elettori e forse se stessi. Quindi, nella agenda devono defluire quelle tematiche ancorate alla realtà della finanza comunale.
Questo lo devono fare tutti, a destra come a sinistra, perché il tema non può essere affare di una sola parte politica. Nel contesto, è importante anche la selezione degli uomini, cercando di immettere aria nuova nelle stanze municipali, dove negli ultimi anni, sia con la destra che con la sinistra, sono diventati disinvoltamente attori di entrambi gli schieramenti, che talvolta si sono rimpolpati attraverso le fuoriuscita dai partiti di appartenenza e schierati nella competizione elettorale. E di ciò molto opportunamente si sono resi conto i piddini e i socialisti, che con i pataracchiari ( termine in voga nella Prima Repubblica, quando missini ed ex comunisti si misero insieme!)) della situazione si sono dovuti confrontare, con gli esiti nefasti che conosciamo. Il fenomeno è trasversale, per cui occorre uno sbarramento che punti davvero sulla professionalità e sulla moralità, prima ancora che sull’appartenenza per ragioni di tessere o di padrinati. Direte: discorsi fritti e rifritti. D’accordo, ma almeno illudiamoci con la speranza.
a.d.m.