"Ridateci il Massimo dei Medici", questo lo slogan scritto su uno dei tanti degli striscioni che malati e famigliari hanno esposto sulla recinzione dell’ingresso dell'ospedale "Francesco Lastaria" di Lucera nella mattinata di ieri.
Continua ancora più forte, la protesta dei malati del reparto oncologia dell’ospedale lucerino nonostante le rassicurazioni date dal direttore generale dell’ ASL Ruggiero Castrignanò, durante l’incontro avuto con il sindaco Dotoli, alcuni amministratori e una delegazione di familiari dei malati alla fine dello scorso mese.
Dopo le parole ci si aspetta qualcosa di concreto, anche se l’ unica certezza è quella fissata per il prossimo 15 agosto, ultimo giorno di servizio del unico medico che lavora nel reparto, la dottoressa D'Aloia, inizierà da quel giorno il suo periodo di ferie.
Al momento attuale non si sa chi la sostituirà. La voce più accreditata, quella del dottor Massimo Lombardi, che da noi rintracciato telefonicamente, ha affermato che ci sarebbe una certa volontà all'assegnargli temporaneamente l'incarico, anche se manca l’ufficialità del provvedimento.
L'unica delibera fatta dall'azienda sanitaria, è quella di un bando di evidenza pubblica per medici di medicina interna, ma che per il suo iter burocratico, lascerebbe scoperto, per un tempo abbastanza lungo, proprio il reparto di oncologia.
Tra i tanti che hanno inscenato la protesta davanti al Lastaria, anche la moglie dello scomparso e stimato medico Rocco Laricchiuta, la signora Maria Rosaria che accompagnata dal figlio Antonio, hanno voluto manifestare un sostegno morale all'iniziativa.
" Non potevamo non mancare, oggi vediamo morire una cosa nata con tanto amore. Questa è una sua creatura, dichiara la moglie di Laricchiuta, e che oggi vede morire mio marito per la seconda volta". "Rocco anche dopo il pensionamento ha sempre continuato ad assistere e sostenere i suoi amici e poi malati".
Continua anche la sottoscrizione popolare per chiedere, al Direttore Generale dell'Asl Foggia, il reintegro del loro amico-medico, Massimo Lombardi. Sono oltre 1.000 firme raccolte e tante altre sono in via di acquisizione.
Nessuna personalità politico-istituzionale locale ha dato sostegno alla iniziativa di ieri mattina ma c’è da evidenziare anche il disinteresse dei i consiglieri provinciali, regionali e nazionali. Franco Ventrella, che oltre ad essere un dipendente dell'azienda è anche consigliere comunale, ha invocato l'intervento di "un attuale consigliere regionale che in passato a Lucera ha avuto tutto il sostegno morale e medico dalla struttura lucerina, e pure lui non si è fatto sentire".
Ma l'indice accusatore va anche verso l'europarlamentare lucerina Barbara Matera, la quale "non si è mai interessata delle problematiche relative all'ospedale della sua città", ha concluso Ventrrella.
Il reparto di oncologia del nosocomio lucerino nato quasi per caso una dozzina di anni fa su iniziativa del dottor Laricchiuta, ebbe uno sviluppo imprevedibile ed oggi è un vero punto di riferimento per tutti coloro che sono colpiti da questo terribile male; il dottor Massimo Lombardi è stato considerato, da tutti, l'erede naturale, per il suo modo di operare molto simile al suo predecessore Laricchiuta, ed è per questo che tutti i malati chiedono a gran voce il ritorno, anche se si riconosce la bontà dell'operato dell'attuale dottoressa D'Aloia.
I manifestanti riunitisi davanti all'ospedale hanno ricordato che l’art. 32 della Costituzione Italiana, sancisce la tutela della salute come ”diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, ed inoltre bisognerebbe mettere in atto anche la Carta dei diritti del malato dell'Asl, nella quale va evidenziata voce che affida ai malati la facoltà di scegliersi il medico di propria fiducia, e mai parole sono così vere e condivisibili per questo tipo di malati, che trovano nel medico, innanzitutto un amico che li sostiene e gli aiuta ad andare avanti.
La manifestazione spontanea ma non autorizzata, ha visto l'intervento delle forze dell'ordine che verificando l'opera meritoria e pacifica ha sostato davanti al nosocomio e condividendo, quasi, le richieste.