Peppino Labbate, già Sindaco di Lucera, poteva risparmiarsela (forse) quella sfuriata all’indirizzo di Pasquale Dotoli e compagni a proposito delle presunte carenze dell’Amministrazione in carica. E lo ha fatto inserendosi all’interno della sentenza che lo ha visto vittorioso nella causa contro l’ex ingegnere capo del Comune, Giuseppe Cinque, causa che ha visto coinvolto a latere anche il direttore del “Il Frizzo” Roberto Notarangelo, ritenuto responsabile di aver pubblicato cinque lettere del citato Cinquia, a sfondo diffamatorio. Non lo ha fatto perché? L’interessato esclude ancora una volta di essere interessato ad un suo ritorno in politica, cosa che, peraltro, in tanti gli sollecitano per mettere la sua esperienza e professionalità al servizio della città. Qualcuno, molto maliziosamente, è convinto del contrario, perché i ritorni di fiamma in politica sono sempre in agguato, come dimostra la storia, nel senso che quello oggi ritenuto impossibile, improbabile alla lunga potrebbe diventare possibile. Ma, questi sono affari di Peppino. Labbate. Quello che qui possiamo dire è che la sua analisi ci pare un po’ ingenerosa verso Pasquale Dotoli, il quale ha avuto tante difficoltà di provenienza pidiellina, a causa delle giravolta di tanti consiglieri e dell’eterna crisi del partito di maggioranza (PDL). E’ un po’ la storia capitata a Peppino Labbate, il quale ha dovuto sudare le proverbiali sette camice per riuscire a completare la legislatura. Del resto le continue sostituzioni in Giunta dimostrano eloquentemente che la sua esperienza non fu facile.
Certamente Labbate ha mandato in porto molte cose buone, ma è altrettanto vero che avrebbe potuto fare meglio se non fosse stato ostacolato dalle bizze a striscia continua dei suoi. Inoltre, Labbate dice che l’attuale Amministrazione non si sia mossa sufficientemente rispetto a quella opera di spoliazione che sta interessando la città. Noi sostiene che con quello che oggi offre la politica lucerina di più non si poteva fare, ad esempio in difesa dell’ospedale e del tribunale, che sono stati gli ultimi due presidi importanti attaccati dalla matita blu di Roma e Bari. E, in ogni caso, Peppino avrebbe fatto meglio a dirci cosa avrebbe fatto a lui al posto di Pasquale Dotoli, posto che lascia intendere che ci sarebbe stato bisogno di un impegno maggiore. E con i fatti, chiamando tutti per nome e cognome. Peppino sa perfettamente che il problema non è tanto la persona chiamata ad amministrare, quanto la struttura che lo sostiene. A Lucera c’è un difetto di politica o se volete di rappresentanza partitica. Di quella seria, corretta, responsabile, missionaria. I partiti non ci sono e quando ci sono diventano congreghe di affari o di pretese personali. E Labbate ha conosciuto sulla sua pelle questo deficit di sana e robusta rappresentanza. La considerazione riguarda evidentemente tutti, perché tutti, a destra e sinistra, avvertono la stessa difficoltà.
Il fatto che il Sindaco venga eletto direttamente dal popolo (ma su indicazione dei partiti!) non serve ad evitare di tenere in crisi continua o prolungata le Amministrazioni espresse dal libero voto. Certo, allontana i rischi di scioglimento anticipato del Consiglio Comunale, ma non risolve il problema alla radice . Senza partiti, aumentano anche i casi di trasformismo, cioè di gente che ha chiesto voti per una sigla, ma successivamente se la svigna rispetto all’impegno sottoscritto con gli elettori. Una dimostrazione? Quella offerta dal Consiglio Comunale, dove il partito maggiore è quello degli indipendenti! E con questi bisogna fare i conti ogni giorno,come dire che occorre confrontarsi con le loro richieste, che non sempre rispondono a valutazione riguardanti l’interesse collettivo. Piuttosto, sarebbe stato opportuno che il buon Peppino avesse fatto una analisi anche in questa direzione, alla luce della sua lunga esperienza.
a.d.m.