Quasi al termine dell’anno fasaniano, riteniamo sia doveroso portare in superficie il rapporto spirituale che legava il Padre Maestro alla nostra Rosa amata Lamparelli. Era certamente un rapporto intenso, fraterno, solidale, consolidato dall’essere concittadini, dall’avere nel sangue quella stessa lucerinità di cui ha tanto parlato alla sua maniera don Antonio Del Gaudio in occasione della prima giornata di studio. Ci riferiscono le testimonianze di chi era presente che quando Rosinella parlava del Padre Maestro i suoi occhi brillavano, con il frate poverello lucerino si stabiliva una sorta di simbiosi spirituale che guardava nella stessa direzione in modo convinto, fervoroso, quasi entusiastico: la sequela del Signore, il grande culto per la Vergine, l’incisivo percorso di fraternità che per il Padre Maestro aveva il collante del francescanesimo. Il Padre Maestro è stato una guida spirituale per Rosa Lamparelli, un riferimento a cui far capo quando il deserto di impadronisce dell’animo. E la guida spirituale non può che determinare risultati che in qualche modo esprimano la sua diretta radice. Zia Rosinella, come il Padre Maestro, si immergeva con tutte le sue forze nella realtà sociale, all’interno della quale si faceva testimone del Vangelo, portatrice convinta della Parola. La sua casa era solo un punto di riferimento dal punto di vista domiciliare, ma in realtà costituiva ogni giorno l’approdo per i tanti che chiedevano un ausilio spirituale, una parola di conforto, un incoraggiamento negli ineludibili momenti bui della esistenza. Analogamente il convento per il Padre Maestro era solo il luogo del reperimento del frate, mentre, invece, costituiva il punto di partenza per allargare le braccia verso il mondo del bisogno, della miseria, alla ricerca di quell’approdo consolatorio espressione delle pagine evangeliche.
Per il Padre Maestro la sequela del Signore si percepiva totalizzante e in questo era del tutto simile a zia Rosinella, che si spendeva per il suo Gesù senza risparmio di energie. Il Padre Maestro era un innamorato della Vergine, che appare in tutte la sua grandezza negli scritti del Santo. L’Immacolata era il suo approdo. Con l’Immacolata parlava, si confidava, si affidava. E non sembra di vedere marciare sulla scia mariana del Fasani anche la nostra Rosinella? Cosa non ha fatto questa donna per la Santa Vergine? Basti pensare alla chiesa di Santa Caterina, che ella ha voluto far riaprire al pubblico, dopo averla consolidata, abbellita, completata pare su input della stessa Vergine che le sarebbe apparsa in visione. Sembrava un proposito non realizzabile, ma la carità dei suoi figli spirituali ha compiuto il miracolo. E lo stile di vita del Padre Maestro non era forse simile a quello della Lamparelli? Stile proprio francescano, sobrio, essenziale, ispirato più alle rinunce che all’acquisizione di vantaggi personali, comunque camuffati. Anche formalmente Rosinella ha voluto appartenere alla famiglia francescana, nel momento in cui si è consacrata al Terz’Ordine guidato dalla comunità religiosa dei frati minori della “pietrà”. Nel corso di una significativa cerimonia, prese tra le mani il Vangelo e il Crocifisso e promise solennemente di vivere, per tutti i giorni della sua vita, in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, pure seguendo le orme del suo fratello Salvatore divenuto frate. Una Regola di vita che Rosinella fece propria senza deroghe, applicandola perfettamente al suo vissuto e cercando di inserire in questo percorso di sequela quanti si recavano da lei per un conforto spirituale.
Quando Rosinella aveva occasione di parlare delle figure dei sacerdoti e religiosi locali che avevano donato la loro vita al Signore, il nome del Padre Maestro faceva da battistrada, nel senso che veniva indicato come modello spirituale, come riferimento importante per realizzare l’opera di conversione. Rosinella ne parlava quasi con entusiasmo, fiera di avere un concittadino della statura spirituale del Padre Maestro. Quando finalmente il Padre Maestro fu canonizzato, Rosinella ebbe una esplosione di gioia, lei sempre così misurata e poco incline a farsi comandare dalla facili commozioni. Un grido di gioia accompagnato dal “Signore sia lodato”. Voleva essere diversamente per Rosinella? Il fatto è che il Padre Maestro è stato davvero un Maestro per lei, oltre che una figura veramente paterna. Un Maestro non tanto per il corposo bagaglio teologico del Santo, quanto per la docilità con cui si faceva interlocutore dei più piccoli, dei più poveri, di quelli che non hanno voce e che la società emargina. Un modello che zia Rosinella ha fatto proprio, divenendo una speciale allieva del Fasani. Siamo certi che in Cielo entrambi non si stancheranno di lodare il Signore per le meraviglie che ha compiuto in terra attraverso il loro vissuto di fede.
a.d.m.