Parliamo di elezioni di casa nostra. I risultati dicono che il PDL resta il primo partito a Lucera, inseguito a molta distanza, oltre 10 punti in percentuale, dal Pd. Questo significa che ormai lo schieramento politico lucerino fa massiccio riferimento solo a questi due partiti, che, comunque, condizioneranno, in prosieguo, la vita cittadina. Il dato del PDL ( voti 4.733 pari al 31,02% al Senato e 5.095 pari al 29,61% alla Camera) è davvero importante e sorprendente, posto che alla vigilia il partito era già dato in decomposizione per via dei tanti scossoni che hanno spesso fatto barcollare l’Amministrazione comunale, retta dal pidiellino Pasquale Dotoli. Un pò si è ripetuto ciò che è accaduto a livello nazionale, dove i sondaggisti davano per defunto il partito di Berlusconi. Certo non vi è la percentuale bulgara delle ultime elezioni (64%), pur tuttavia quel 30% di media tra Camera e Senato è un dato importante, che si proietta in un orizzonte diverso da quello largamente ipotizzato in vista delle ormai vicine elezioni comunali. E’ evidente che in campo locale bisognerà fare i conti con due liste particolarmente agguerrite, quella di Costantino Dell’Osso (se si ripresenterà) e l’altra di Antonio Tutolo, entrambe accreditate di un buon patrimonio di consensi, grazie al carisma dei due fondatori. Altro discorso, altra valutazione. Ovviamente, anche queste due liste dovranno decidere cosa fare da grandi, perché senza il PDL e il Pd, in collaborazione organica, non si fa molta strada sul piano pratico. Ma, questo è un problema dei citati personaggi, che in quanto a resistenza sono certamente tra i primi della classe.
Il risultato del PDL, comunque, risente del trend pugliese, che ha visto il partito riprendersi la guida del gioco politico con Raffaele Fitto e a seguito della sconfitta di Niki Vendola e Michele Emiliano, che tornano ad essere figure di secondo piano e, comunque, ininfluenti sul piano dei consensi. Niki deve abbandona le sue “fabbriche”, che sono scoppiate nelle mani di Grillo. Emiliano deve mettere da parte l’aria del conquistatore dei sette mari e predicare con più umiltà, con la saggia prospettiva di tornare a fare il magistrato. Il Pd non riesce ancora a lasciare la palude in cui è caduto a seguito della brutta esperienza dell’Amministrazione Morlacco. Il risultato comunque non è da buttare, perché quei 3.015 voti al Senato (19,76%) e 3.111 alla Camera (18,08%), come dire mediamente tremila voti, sono espressione di un partito che c’è, é vivo, è in posizione di rilancio. Certo non si potevano pretendere miracoli dall’attuale segretaria Fabrizio Abate, tenuto conto che il lavoro di riordino e di rilancio di questa formazione politica é ancora in itinere. Anche qui il dato regionale ha penalizzato il Pd lucerino, posto che in Puglia Bersani e compagni sono andati davvero maluccio. Insomma, se non c’è l’effetto traino regionale o nazionale i risultati non sono mai eccellenti, per quanto da non disprezzare. Dunque, è in questa prospettiva politica che Lucera si accinge ad affrontare le prossime elezioni amministrative.
PDL e Pd costituiranno l’ago della bilancia, con la possibilità da parte del Pd di guadagnare altre posizioni, posto che potrà beneficiare dell’effetto contrapposizione col PDL sui problemi locali, tanti dei quali sono rimasti al palo. In questo senso, il Pd più avere un campo di maggiore ampiezza dialettica. La buona tenuta del PDL è ascrivibile principalmente al primo cittadino Pasquale Dotoli, il quale sinora è riuscito a contenere gli effetti negativi delle tante diserzioni e scorribande rivenienti dal suo stesso partito, mostrando di stare molto bene in cabina di regia, anche al di fuori delle stanze di Palazzo Mozzagrugno. Va detto, infatti, che in effetti Dotoli guida anche il partito, che non è riuscito ad esprimere un coordinatore stabile e neppure un capogruppo all’altezza della situazione. Come dicevamo in un precedente pezzo, queste elezioni nazionali avrebbero potuto fornire anche utili indicazioni per le sorti politiche di Lucera. E così è stato.
a.d.m.