Scena spesso vista soprattutto nei programmi televisivi leggeri. Così due personaggi del mondo dello spettacolo felici e contenti: “Ci separiamo, ma ci vogliamo sempre bene, più di prima.” E dopo vengono sciorinati i pregi dell’uno e dell’altro senza alcun freno. La domanda: ma se vi amate ancora e vi stimate, perché vi separate? Non c’è risposta. Ci è venuta in mente questa scena leggendo le lettere che il Senatore Costantino Dell’Osso e il Sindaco Pasquale Dotoli si sono scambiati per motivare il loro “divorzio” politico e forse anche personale. Una lettera garbata, affettuosa, anche con qualche riferimento di stima quella di Dell’Osso, il quale, però, non fa un minimo cenno alle ragioni “vere” circa le sue dimissioni da Vice Sindaco e Assessore alla Cultura. Risponde altrettanto garbatamente Dotoli, con un caro Costantino grosso come una casa. Anche nella missiva vergata Dotoli non si nota alcun risentimento, non vi è traccia delle ragioni del suo dissenso con Dell’Osso. Naturalmente il tono amicale dei due non può che far piacere, in un ambito politico che spesso si segnala per parolacce, aggressioni e colpi bassi.
Detto questo, va ricordato che qui stiamo parlando di politica, di quella politica che ha in carico la gestione della città, per cui il cittadino ha il diritto di conoscere le vere ragioni della nuova separazione Dell’Osso Dotoli, che precede un altra separazione, quella contraddistinta dalla polemica relativa al ritiro della fiducia da parte del primo cittadino in relazione al ruolo di Dell’Osso come direttore Generale. Si dice che i due si siano separati consensualmente. Bisognerebbe capire cosa significa quel consensualmente, anche perché nella lettera di Dotoli è detto che” coesione non sempre corrisponde a condivisione”. Cosa voglia dire tutto ciò è ancora da decifrare. Ma, non sono soltanto le dimissioni del senatore che provocano qualche maniera l’orticaria. E’ il processo delle dimissioni a catena che preoccupa. Non va dimenticato che prima di dell’Osso si è dimesso anche Giacomo Capobianco e ancora prima Silvio Di Pasqua e via di seguito. A parte la pattuglia dei consiglieri comunali, i quali entrano ed escono con disinvoltura dalla porta girevole del Municipio. Neppure va dimentica la storia dei capigruppo, che non hanno mai dato uno spettacolo dignitoso.
Sono tutti episodi sui quali è stato sempre esteso un velo pietoso, nonostante l’opposizione si sia data un gran da fare per portare gli interessati allo scoperto. La morale è che siamo giunti ad un grado di irresponsabilità politica e morale che fa preoccupare. Il fatto di non aver messo le cose in chiaro sin dal loro sorgere ha determinato una confusione operativa e mentale da suicidio collettivo. Il suicidio (politico) non c’è ancora stato, ma vedrete che alle prossime elezioni qualcuno si incaricherà di farlo. Non si capisce neppure la posizione dei tanti che si sono dichiarati indipendenti pur non abbandonando la maggioranza. O, meglio, lo si capisce, ma solo nell’ottica di difesa di posizioni, diciamo così, particolari. Siamo, insomma, in una situazione camaleontica sul piano politico, destinata, prima o poi, a scoppiare. E sarà un terremoto. Il guaio è che farne le spese sarà la città, che aveva messo nelle mani di questi signori il suo futuro. Che i signori consiglieri lucerini si divertano a fare le piroette ci può stare. Quello che non ci può stare è il danno che si fa alla città, già martoriata da mille problemi. Costoro non possono pensare di farla franca sul piano elettorale, ammesso che malauguratamente decidano di scender ancora in campo.