S. Chiara è una vera mistica ? La risposta non può essere che affermativa. Vediamo perché. La santa è una mistica perché tende con decisione alla vita cristiana perfetta, compie un cammino di ascesi e di contemplazione basati sull’imitazione di Cristo con il quale si unisce in modo ineffabile, reale ed indissolubile. Ella, tuttavia, dimostra, soprattutto da quanto scrive ad Agnese di Praga, di sperimentare la presenza di Dio intima, trascendente, immediata e gratuita, nonché la disponibilità alla sua azione trasformante e santificante tipica della mistica. Il linguaggio che utilizza è, invece, simile a quello delle mistiche dei secoli XII-XIII perché è tipico della teologia delle nozze mistiche ed assume i toni della sponsalità.
E’ Cristo l’oggetto della mistica di Chiara: egli la invita a preferire la comunione con lui ad ogni altro tipo di attrattiva ed ella decide di rispondere affermativamente e con determinazione, attingendo anche all’esperienza di Francesco, suo principale maestro in questo tipo di cammino alimentato dal continuo desiderio di unione con il Signore e che va definito come amore serafico.
In particolare dalle sue Lettere, emerge un vero e proprio itinerario mistico. Diversi autori contemporanei hanno sostenuto questa tesi. Chiara descrive un percorso di vita mistica ben preciso, che ha quale meta l’ unione trasformante con Cristo, come costante l’orazione incessante e come elementi basilari la donazione incondizionata al Signore, l‘ inabitazione, la passività teologale.
La mistica di S. Chiara ha come punto di partenza la donazione generosa ed incondizionata a Cristo, assoluto della sua vita: ella è mossa dalla consapevolezza che l’amore del Signore è stato senza riserve e con questo stesso stile intende amare Cristo ed i fratelli. Inoltre, fanno parte della sua esperienza alcune caratteristiche fondamentali del vissuto mistico quali l’ inabitazione della Trinità, la passività mistica e l’ unione trasformante. Il tutto parte ed è costantemente sostenuto dalla preghiera incessante che rappresenta il motore di questo tipo di realtà. Il Processo rivela, inoltre, che i fenomeni della visione e dell’estasi non sono estranei alla vita mistica della santa, pur non essendo tali elementi essenziali di questo tipo di vissuto.
Chiara ha uno stile di vita contemplativo, caratterizzato dalla ricerca continua di Dio che la porta ad una conoscenza sempre più profonda e perfetta dei divini misteri, particolarmente quelli legati alla kenosi del Signore, che conducono ad una adesione ed ad una intimità con lui progressivamente più intensa.
Per questa ragione ella nella Regola cerca di offrire alle sorelle una forma di vita che protegga e sostenga il servizio di Dio mediante il silenzio e la clausura.
Sottolinea, inoltre, ad Agnese di Praga come questa realtà sia particolarmente feconda per l’intera Chiesa, le cui membra sofferenti vengono sostenute e rafforzate. Vive contemplando la presenza del Signore ed il suo amore per l’umanità, invitando le sorelle a fare altrettanto, è costantemente tesa all’adesione totale a lui che si esprime mediante il suo desiderio di ricercare e conoscere la sua persona e la sua vicenda terrena per poterla imitare, dopo aver sperimentato una comunione profonda con lui. La contemplazione è per la Santa un passo previo rispetto all’esperienza mistica vera e propria.
Il metodo di contemplazione di Chiara parte dal cercare il Signore negli eventi della sua storia, di scoprirlo mediante la sfera sensibile e approfondire, attraverso la riflessione, la sua vita e la sua kenosi fino ad ammirare ed imitare l’umiliazione e la donazione di Cristo: l’attività del contemplare è sempre seguita da quella della sequela che diventa conformazione vera e propria. Si tratta di specchiarsi nella vita povera di Gesù da riproporre mediante la propria esistenza, di un vivere in un costante atteggiamento di gioiosa ricerca della sua presenza amorosa e del significato dei suoi misteri e di continua conversione.
La realtà della contemplazione è in Chiara estremamente concreta, in quanto essa si conclude con l’imitazione del Cristo e delle sue virtù soprattutto nella sua vicenda kenotica e che giunge dopo averne osservato, meditato e assimilato il mistero.
In sostanza, in Chiara l’attività contemplativa è preludio a quella mistica perché la prima porta la vergine consacrata ad una conoscenza sempre più esauriente della povertà del Redentore, alla illuminazione dello Spirito Santo, alla comunione sempre più perfetta con il Signore, nonché alla sua inabitazione nel cuore di chi si consacra a lui .(continua)