Il titolo può sembrare forte, eccessivo e, perciò, potrebbe non piacere ad alcuni o a tanti. Però, rappresenta la sacrosanta verità, la fotografia di quello che è accaduto. Fa amarezza, pena, dispiacere, incazzatura (sceglietevi il termine che più vi piace) leggere le cronache che provengono dalla Capitale, resoconti secondo cui i nostri Sindaci, con regolare fascia, e i rappresentanti dei comitati che si stanno battendo per la sopravvivenza del Tribunale sono stati praticamente messi alla porta al Ministero di Grazia e Giustizia come pezzenti, degli indesiderati: poco ci è mancato che venisse chiamata la polizia per sciogliere l’adunata. Ha detto bene il Sindaco di Pietra Montecorvino: ci hanno trattato come se fosse un problema di ordine pubblico! Una domanda: i nostri parlamentari dove stavano? Quelli, per intenderci, come invadono le redazioni dei giornali con i comunicati per esprimere solidarietà e sostegno? Forse stavano a casa a riposarsi! Dinanzi al Quirinale - che almeno ha preso un po’ di incartamenti tramite un non meglio identificato funzionario - e al Ministero ci dovevano stare quelli che ci rappresentano in Parlamento, quelli che facciamo campare da pascià con i nostri voti a suon di laute elargizioni. Tutte chiacchiere.
Ribadiamo quello che, solitari, abbiamo detto tante volte per ave vissuto in prima linea vertenze del genere: a Roma si entra con i bunker della politica, con quelli che esercitano potere e che possono imporre (si, proprio imporre!) al Ministro di turno chi ricevere e chi non. Andare in delegazione con il sedere scoperto è solo perdita di tempo. Del resto a lamentarsi della scarsa sensibilità delle nostre istituzioni sono quelli di prima linea in questa battaglia, tra cui il Presidente dell’Ordine Giuseppe Agnusdei e l’avvocato Raffaele Preziuso. In pratica, ci hanno detto, ci trattano come dei poveretti che con la mano tesa vanno a chiedere l’elemosina agli ingressi delle chiese. E forse i nostri Sindaci questo trattamento se lo meritano: perché sono gli stessi che in campagna elettorale fanno la questua per far eleggere Tizio o Caio. Questi referenti ora dove stanno? E dove sono finiti gli impegni a lasciare la fascia in caso di perdurante sordità da parte degli organi centrali? Tutte chiacchiere. Rimettano davvero il loro mandato nelle mani del Prefetto, il cui intervento non è servito a nulla, perché nulla può fare un Prefetto in casi del genere, se non fare da postino e trasmettere le carte a Roma. E da noi stiamo ancora discutere di una politica di basso profilo, di quella che neppure conta nelle stesse città amministrate dai nostri Sindaci. Abbiamo letto l’intervento dell’assessore ai Lavori Pubblici Mario Alfonso Follieri, il quale in pratica è convinto che si possono trovare anche all’interno dei partito forti personalità che ci possano rappresentare bene a livello regionale e centrale. Ma ha omesso di dirci quali sono queste personalità in circolazione o emergenti. Lui dovrebbe sapere che quando il nonno Mario Follieri e il cugino Luigi Follieri erano incardinati nella Commissione Giustizia del Senato il nostro Tribunale era ben cautelato. Insieme, ovviamente, al lavoro intelligente di presidio che si faceva sul territorio.
Egli fa un discorso politico quasi inneggiante alla purezza della politica, ma sa che lo si può fare solo a livello potenzialeI. Nella pratica, bisogna procedere in altre direzioni e dotarsi di rappresentanti, magari al di sopra degli interessi particolati dei partiti, che a Roma sappiano fare la voce grossa ed evitare che ci mettano alla porta. Insomma, a trattarci a pesce in faccia, benché le poltrone siano occupate da professori che manco rappresentano la volontà del popolo. Riteniamo doveroso citare anche il senatore Alfonso de Giovine ( Sottosegretario al Tesoro), il quale si è messo sempre di traverso dinanzi a tutti i propositi di chiudere il Tribunale . Don Alfonso fu “pescato” dalla DC dell’epoca al di fuori dello schieramento dei partiti e dello stesso scudo crociato, considerato che si puntò su un candidato indipendente, anche se con simpatie liberali. Quindi, il caso Dell’Osso non è isolato, come si può constatare. Bisogna, però, fare un serio discorso di prospettiva e di riconoscimento dei propri limiti, che all’interno degli schieramenti tradizionali sono francamente modesti. Dunque, si può.
a.d.m.
Foto a cura del comitato per la difesa del tribunale


